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Ecm, il ministero della Salute risponde a Dottnet: “Con le nuove regole abbiamo ampliato l’offerta formativa”

Professione Silvio Campione | 25/10/2010 11:42

Ecm, non a tutti piace il nuovo sistema di aggiornamento da poco varato. Abbiamo chiesto al ministero della Salute di chiarire alcuni aspetti relativi alla formazione del medico, un aspetto quanto mai necessario per la professione e per il futuro sanitario del Paese. Maria Linetti è la Dirigente della Direzione Generale delle Risorse Umane e delle Professioni Sanitarie del ministero ed è la massima esperta del settore.

Il nuovo modello  ECM è al lancio ma sembrano sussistere ancora luci ed ombre: come sarà strutturato nel dettaglio il sistema che sta per essere approvato?

Il Nuovo sistema ECM è già un prodotto che ha cercato di superare le luci e le ombre evidenziate nel precedente periodo sperimentale: l’offerta formativa è stata rappresentata quasi esclusivamente dalla formazione residenziale e l’accreditamento di ogni singolo evento ha – di fatto – impedito un sistema organizzato di verifiche della qualità e di controllo della correttezza amministrativa. Il Nuovo sistema ECM prevede l’utilizzazione di tutte le tipologie formative: dalla formazione a distanza alla formazione sul campo, dalla formazione residenziale all’autoformazione. Tutto ciò per consentire a tutti i professionisti di scegliere la tipologia formativa più idonea alla proprie esigenze di aggiornamento. Per quanto concerne la qualità, l’Osservatorio nazionale è stato istituito ed ha iniziato i lavori per definire i criteri e le procedure connesse alla valutazione della qualità.

La Commissione ritiene di poter contare su un sistema di audit per creare ogni necessaria condizione presso il provider affinché i processi di accreditamento e di erogazione della formazione continua risultino qualificati. Per quanto riguarda i controlli, una particolare attenzione è stata rivolta ai provider che non erogano prestazioni sanitarie (come le aziende e gli ospedali pubblici o privati) e che si avvalgono di sponsor. In tal senso,  la Commissione ha definito al suo interno un organo deputato a valutare la corretta applicazione del Regolamento attuativo per l’accreditamento dei Provider e della FAD. Il Comitato è di recente istituzione e sta avviano le procedure che saranno rilasciate e comunicate a tutti gli interessati per effettuare una serie di controlli (25% dei Provider) ed eventualmente attribuire le corrispondenti sanzioni. E’ evidente che un sistema complesso come la formazione continua continuerà a far intravvedere luci ed ombre, ma ritengo che il lavoro della Commissione non sottovaluti nessuna criticità.

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Il modello dell’ECM tende a semplificare il sistema in termini di valorizzazione e non sanzione dei professionisti, indicando a titolo esemplificativo alcune modalità premianti gli stessi: aumento della visibilità professionale, saranno previsti (e sono già attivi in alcuni casi) incentivi relativi a progressione di carriera. Non sono previste sanzioni, saranno possibili richiami formali e informazione dell’utenza. Non crede che si corre il rischio di essere troppo indulgenti?

Non sta a me stabilire o giudicare se l’applicazione di sanzioni o incentivi nei confronti dei professioni rivestono caratteristiche più o meno indulgenti. Certo è che tali misure devono preliminarmente essere condivise con le parti sociali e i professionisti e poi essere adottate.  Personalmente ritengo che si riesce ad avere maggiore successo riguardo l’assolvimento di un obbligo utilizzando sistemi incentivanti piuttosto che sanzionatori.  Da mamma, aggiungo che quando mi sono trovata a dare qualche “sculacciata” alle mie figlie ho capito che avevo “perso” la mia battaglia perché non ero riuscita a convincerle con la pazienza e l’esempio a fare bene!

Nel sistema nordamericano, l’accreditamento, la certificazione e la valutazione di qualità sono lasciati alle associazione professionali ed alla loro capacità di autoregolamentazione e di selezione, lasciando allo Stato la funzione di controllore del rispetto delle regole. L’applicazione in Italia dell’ECM, è stato in qualche modo imposto per legge attraverso il Decreto Legislativo 229/99 L’organizzazione e la gestione del programma ECM è stata affidata ad una Commissione Nazionale per la Formazione oggi trasferita all'Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS). Non è preferibile il sistema americano?

Quando facciamo riferimento ai sistemi di altri Paesi dobbiamo prima di tutto fare le dovute proporzioni e valutazioni. Comparare il nostro Paese (partner europeo) con gli Stati Uniti d’America (50 Paesi) mi sembra eccessivo. Aggiungo che gli ordinamenti giuridici statunitensi rispetto a quello del nostro Paese sono molto diversi. Da ciò deriva che le comparazioni sono molto difficili. Per quanto riguarda la nostra “storia” posso affermare che la legge (d.lvo 229/99) ha introdotto l’obbligo per tutti gli operatori sanitari l’aggiornamento continuo sulla base di un’operazione di riorganizzazione del sistema sanitario che necessariamente doveva coinvolgere ogni risorsa umana. L’obiettivo del provvedimento era quello di creare ogni condizione per qualificare la prestazione sanitaria e, quindi, l’introduzione della formazione continua per tutti gli operatori era ovvia. Aggiungo che se scorriamo la norma troviamo altre misure che armonizzano il sistema organizzativo per stimolare al massimo il miglioramento dell’organizzazione sanitaria come ad esempio l’obbligo dei manager di un aggiornamento specifico. L’attività è stata affidata alle Regioni e mi risulta che poche hanno provveduto a creare le condizioni per tale aggiornamento e credo nessuna abbia chiesto all’atto della nomina dei direttori generali l’effettivo aggiornamento effettuato. Tornando al sistema sanitario statunitense voglio ricordare che si fonda su un sistema privato gestito prevalentemente dalle  assicurazioni. Il successo della prestazione sanitaria corrisponde ad un minor impegno di spesa per la società assicuratrice quindi l’aggiornamento continuo è una garanzia per il sistema assicurativo piuttosto che nei confronti del cittadino-utente. Inoltre, negli Stati Uniti l’obbligo riguarda solo i medici.

Oggi sono previsti sia corsi residenziali sia corsi a distanza (FAD), ritiene che quest’ultima possa essere una modalità utile di partecipare a programmi di aggiornamento professionale?

Era assolutamente necessario procedere all’ implementazione delle tipologie formative che, come ho precedentemente illustrato, erano limitate alla formazione residenziale (solo in poche regioni è stata utilizzata la formazione sul campo). Quindi la mia risposta è affermativa anche se ritengo che un corretto aggiornamento non possa svolgersi esclusivamente con la formazione a distanza, ma ha bisogno anche di formazione residenziale, sul campo: in sostanza ritengo che la tipologia formativa debba essere adeguata al contenuto formativo per essere efficace.

Un'alternativa agli Ecm è ipotizzabile?

Se un sistema sanitario può crescere senza la corrispondente crescita o aggiornamento delle proprie risorse umane, direi che l’alternativa potrebbe essere quella di affidare ai sistemi tecnologici il compito di migliorare le prestazioni in conseguenza dell’avanzamento della ricerca.  Ma la ricerca non è solo tecnologica è scientifica e clinica e quindi riesco con difficoltà a pensare a qualcosa di diverso dall’aggiornamento continuo.

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