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Bianco, le responsabilità dei medici vanno contestualizzate. Il 90% dei professionisti pratica la medicina difensiva

Professione Redazione DottNet | 01/11/2010 12:52

'I profili di responsabilità penali del medico vanno modificati attraverso un loro diversa contestualizzazione'. Lo ha sostenuto  Amedeo Bianco, presidente dell'ordine dei medici, intervenendo al convegno 'Errore e responsabilità nelle organizzazioni sanitarie e complesse', organizzato dall'Usl della Valle d'Aosta e dall'Academic of emergency medicine and care. 'Il chirurgo che opera oggi - ha spiegato Bianco - ha una impostazione sotto il profilo della responsabilità penale come se fosse non un'incisione di un bisturi, ma il taglio di un coltello, occorre invece capire se l'atto medico può essere inquadrato e definito comunque come una condizione che ha il fine di realizzare un beneficio per il paziente e che non è come tale ascrivibile ad un atto di lesione dell'integrità fisica'.

 Per il presidente dell'ordine dei medici 'non si tratta di depenalizzare le responsabilità dei medici, ma di contestualizzarle diversamente'. Nella stessa direzione indicata da Bianco si è anche espresso il documento finale del congresso ('La carta di Saint-Vincent') formulato dai medici d'urgenza riuniti nella cittadina valdostana. In esso si rivendica 'una ragionevole limitazione della responsabilità penale del sanitario ai soli eventi avversi realizzati con 'colpa grave', accompagnata dall'introduzione di programmi di giustizia riparativa in ambito sanitario e da un riordino delle norme in tema di assicurazione per la responsabilità civile'. 'Ciò consentirebbe - spiegano i sanitari - di spezzare il circolo vizioso che induce molti sanitari, oggi, ad adottare comportamenti di medicina difensiva'. Il 90,5% dei medici di pronto soccorso ha praticato almeno un comportamento di medicina difensiva durante l'ultimo mese di lavoro.

Tra questi, il 77,7% ha richiesto esami di laboratorio non necessari; il 72,8% ha inserito annotazioni inutili in cartella clinica; il 67,3% ha richiesto consulenze di altri specialisti non necessarie; il 64,1% ha richiesto esami invasivi inutili ; il 63,3% ha richiesto un ricovero non necessario solo per assecondare le pressioni dei familiari del paziente, secondo  i  risultati di una ricerca condotta da Maurizio Catino e Chiara Locatelli, dell'Università Milano-Bicocca, in collaborazione con l'Usl della Valle d'Aosta e l'Acemc ( Academy of Emergency Medicine and Care). L'obiettivo della studio era di misurare la frequenza dei comportamenti di medicina difensiva e di comprendere i fattori che inducono i medici dei dipartimenti di emergenza a modificare il proprio comportamento professionale in tale direzione. L'indagine è stata condotta su 1.327 medici di diverse specialità provenienti da tutte le regioni italiane.

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A praticare maggiormente la medicina difensiva, spiega la ricerca, sono soprattutto i giovani medici (il 94,5% all'interno della classe di età fra i 26 e i 36 anni di età). Il 69% dei medici che adottano atteggiamenti difensivi manifesta il timore di subire un contenzioso legale, il 50,4% dichiara di avere paura di ricevere una richiesta di risarcimento danni e il 50% dimostra di essere influenzato dalle precedenti esperienze di contenzioso subite dai colleghi. Le preoccupazioni degli intervistati sono legate anche all'incremento delle richieste di risarcimento dei pazienti rilevato dall'Ania nel 2009. Dal 1994 al 2007, infatti, il numero dei sinistri denunciati è passato da poco più di 9.500 a circa 30.000, con un incremento del 200%. 'Ogni anno riceviamo 25.000 segnalazioni da parte di cittadini per disfunzioni o disservizi in ambito sanitario. Il 18% riguarda sospetti errori e il 31% di questi diventano poi casi che finiscono in Tribunale, mentre il 44% riguarda cattiva comunicazione, liste d'attesa, maleducazione dei medici che fanno maturare l'idea di errore'. I dati sono stati forniti questa mattina da Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. 'Noi dobbiamo lavorare perché chi ha subito danni abbia giustizia - ha aggiunto - ma anche per quel 44%, sensibilizzando i medici, prevedendo sanzioni sui cattivi comportamenti, sollecitando una migliore comunicazione e un'organizzazione sanitaria più efficace. Cittadinanzattiva non vuol essere solo l'associazione che interviene quando ci sono cause giudiziarie'. Teresa Petrangolini sottolinea infine 'la necessità di potenziare e far conoscere le Unitù di controllo rischi, che troppo spesso non sono funzionali e invece devono servire da garanzia per l'utente'. Clicchi qui per commentare.

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