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Colpa medica, occorre una legge che ne definisca i limiti

Professione Redazione DottNet | 07/11/2010 22:09

Nuove norme di legge che definiscano concretamente la colpa medica e ne determinino i limiti. E' l'auspicio dei medici e dei giuristi che hanno partecipato al convegno 'Chirurgia cardiaca e aspetti legali: azione civile e azione penale in caso di errore medico' organizzato dalla Società italiana di chirurgia cardiaca in occasione del suo XXV congresso nazionale, a Roma. Serve in questo campo, secondo i sanitari, ''una presa di coscienza del problema e l'assunzione di responsabilità da parte del mondo politico'', altrimenti ''la situazione di conflittualità che si è creata negli ultimi anni, con una psicologica propensione a risarcire comunque il paziente i suoi familiari, rischia di paralizzare molte attività mediche e a scaricare sulla comunità i costi di risarcimenti spesso ingiustificati''.

 I relatori parlano di ''un'autentica gogna mediatica'' che spesso ''si abbatte su medici e strutture le quali, dopo anni, vengono nella maggioranza dei casi prosciolte, arrecando enormi danni umani ed economici''. ''Premesso che nessuna giustificazione è possibile innanzi alle condotte penalmente rilevanti, emerge la necessità - sostengono - di porre un argine a denunce e richieste di risarcimento spesso del tutto immotivate''. A livello normativo viene chiesto un intervento legislativo che disciplini il diritto alla salute, iniziando ad esempio dalla figura del consenso informato, ''oggi rimessa nella sua fondamentale valutazione alla sensibilità del singolo giudice''. Ogni anno, è stato ricordato, ''si registrano 20.000 nuove domande e denunce di risarcimento danni le quali portano di fatto un professionista a dover spendere circa 1/3 della propria vita professionale nella gestione degli aspetti legali connessi ad un procedimento in materia di risarcimento danni''.

"Poche speranze" sono riposte nell'introduzione - a partire dal marzo 2011 - dell'istituto della mediazione. E questo perché "tale istituto potrebbe rilevarsi parzialmente utile se il contrasto riguarda la somma da liquidare, ma totalmente inapplicabile - come avviene nella maggior parte dei casi - quando la lite sorge sull'esistenza o meno di una responsabilità da parte del medico o della struttura". In Italia, dall'aprile 2009 al settembre 2010, si sono verificati 278 casi di incidenti clinici, pari ad uno ogni due giorni e mezzo, che hanno portato a 163 decessi, uno ogni quattro giorni.

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'L’analisi non riguarda le complicanze del  paziente, considerate eventi normali e naturali - ha spiegato Francesco Venneri, chirurgo presso l'Asl 10 di Firenze - ma gli incidenti dovuti a errori umani, sempre possibili, ma prevenibili e prevedibili, attraverso analisi e accorgimenti. Questi infatti, non solo producono danni alla salute, ma creano contenziosi legali quantificabili nella regione Toscana, tra le poche ad aver istituito un osservatorio apposito, in quasi tre milioni e mezzo di euro dal 2006 al 2008, per una spesa assicurativa annuale, da parte dell'ente Regione, di 50 milioni di euro'. I rischi clinici più frequenti riguardano la caduta dal letto del ricoverato, e gli errori nella terapia, tra cui quello di operare il lato sbagliato del paziente, che incide per ben il 7,3%, di cui nel 3,5% dei casi ci si accorge solo dopo aver inciso la parte. La maggior parte si verificano in sala operatoria e nella terapia intensiva, e riguardano le specialità di chirurgia, ortopedia, oculistica, ostetricia e ginecologia. Molti gli errori anche in pediatria, dovuti soprattutto a sbagli nella somministrazione dei farmaci. Se poi agli errori umani si sommano quelli di una cattiva organizzazione del sistema sanitario, ecco che si arriva a clamorosi casi di malasanità. Clicchi qui per commentare   

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