Dal primo gennaio 2011 Enrique Manzoni e' il nuovo Presidente di Boehringer Ingelheim Italia. Nato a Buenos Aires da genitori italiani, 54 anni, una laurea in economia e commercio, Manzoni dopo una prima esperienza professionale nel settore servizi informatici dell'attuale Gruppo Novartis, ha svolto la propria carriera manageriale all'interno del Gruppo Boehringer Ingelheim. Nel 1988 e' stato responsabile dei servizi informatici in Argentina e nel 1992 si trasferisce presso la sede di Ingelheim in Germania. In Italia arriva nel 2007 come Direttore Amministrazione e Finanza. Enrique Manzoni subentra a Sergio Daniotti che per 10 anni ha diretto la Country italiana che, con un fatturato nel 2009 di 496 milioni di euro, si colloca, a livello nazionale, tra le prime venti aziende farmaceutiche, a testimonianza del valore strategico dell'Italia nella politica industriale del Gruppo, soprattutto per la ricerca, sia di base che clinica, e la produzione dei principi attivi.
'E' un onore e un importante impegno ricevere il testimone da un personaggio di indiscusso valore come Sergio Daniotti - dichiara Enrique Manzoni - Un impegno che si traduce nella continuita' dei nostri valori tra i quali, in primo luogo, la cultura dell'evoluzione e del miglioramento e la spinta all'innovazione, accompagnati dal rispetto della persona, che non puo' mancare nel DNA di chi opera per il miglioramento della salute'. 'Importanti prove attendono il nostro Gruppo, che nel 2010 ha festeggiato 125 anni di storia - prosegue Manzoni - I prossimi anni saranno, infatti, cruciali: e' in previsione il lancio di nuovi prodotti attualmente in fase di sviluppo che riteniamo possano cambiare il quadro terapeutico nelle rispettive aree, dall'ictus, all'oncologia, al diabete.
Nel nostro Paese sono 3 milioni i cari che li assistono e si accorgono dei primi segnali della malattia, spesso subdoli da identificare, anche se intervenire precocemente offre nuove opportunità per rallentarne la progressione
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Secondo le loro testimonianze, gli imprenditori spesso si sentono abbandonati, sperimentano la Sindrome dell'Impostore e le scarse opportunità di incontrare i diversi stakeholder dell'ecosistema dell'innovazione
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