Esiste un gene chiave per potenziare la risposta immune contro i linfomi, un tipo di tumori del sangue. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Research e condotto da ricercatori dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena e dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Lo studio dimostra che per i linfomi è possibile ottenere, nel topo, una cura eliminando, ovvero inattivando, un gene chiamato ERAP1. La manipolazione di questo gene consente di attivare un potente e finora inesplorato meccanismo di rigetto da parte del sistema immunitario; questa scoperta, affermano i ricercatori, potrebbe aprire nuovi importanti scenari terapeutici anche nell'uomo.
Per la prima volta, spiegano i medici, ''siamo riusciti ad ottenere un'efficace interazione fra i due tipi di cellule del sistema immune deputate all'attività antitumorale (i linfociti T citotossici e le cellule Natural Killer) e questo è stato possibile 'inibendo' le cellule tumorali dell'espressione di un gene chiamato ERAP1. Fisiologicamente, il compito dei linfociti T e delle cellule Natural Killer è di eliminare le cellule alterate del nostro organismo, ma molti tumori riescono, purtroppo, a ingannare sia gli uni che le altre, evadendo così la sorveglianza immune''. Invece, continuano i ricercatori, ''inattivando ERAP1, siamo riusciti per la prima volta a innescare una cascata di eventi virtuosi che permette ad entrambe queste cellule con funzione immunitarie di aggredire e combattere il tumore su più fronti''.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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