La nuova disposizione riguardante l'invio telematico dei certificati sta creando enorme confusione tra i cittadini-utenti e gravi disservizi negli studi dei medici di Medicina generale, a danno degli assistiti, mentre cresce sempre più la tensione nei confronti degli incolpevoli operatori sanitari. E' quanto denunciato i vertici nazionali del Sindacato Medici Italiani (SMI) in una nota a firma del presidente dello Smi Giuseppe Del Barone, del segretario nazionale Saverio Annunziata, e del segretario regionale Giuseppe Tortora.
La confusione, sottolineano i vertici del sindacato, è in gran parte imputabile alla mancanza dei supporti informatici nei presidi ospedalieri e nella gran parte di quelli di guardia medica. Tutto il peso burocratico della certificazione, quindi, ricade sul medico di medicina generale - sottolinea la nota -, il quale, essendo adeguatamente attrezzato (ed a proprie spese), finisce con lo svolgere, oltre al proprio, anche il lavoro che molto spesso dovrebbe essere fatto da altri. Infatti, benché i presidii siano autorizzati a rilasciare, in assenza del computer, le certificazioni cartacee, capita sempre più spesso, invece, che al paziente dimesso dal pronto soccorso venga erroneamente detto di recarsi dal proprio medico di fiducia per il rilascio del certificato, con l'aggravante che il paziente in genere formula questa richiesta il giorno successivo alla dimissione, spesso quando ha anche ripreso a lavorare. Una richiesta, a questo punto, impossibile perché retrodatare il certificato è illegale. Il sindacato ha inviato un telegramma urgente al presidente della Giunta regionale della Campania Stefano Caldoro e all'onorevole Calabro' per chiedere un incontro sulla questione.Secondo i dati Inps resi noti dal ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, oggi sono stati trasmessi online all'Istituto 136.733 certificati di malattia di dipendenti pubblici e privati. A livello regionale, gli invii odierni sono così distribuiti: 22.117 in Lombardia, 15.927 nel Lazio, 13.472 in Veneto, 11.990 in Emilia Romagna, 11.922 in Sicilia, 10.897 in Campania, 8.885 in Piemonte, 7.690 in Toscana, 7.034 in Puglia, 5.380 in Calabria, 3.
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"I medici, i dirigenti sanitari, gli infermieri le professioni sanitarie ex legge 43/2006, vogliono risposte, vogliono tornare ad essere il fulcro delle cure, vogliono continuare a curare, ma in sicurezza”
Testa: “Serve uno straordinario investimento nel territorio prima che della medicina di famiglia rimangano solo le ceneri.”
Leonida Iannantuoni Presidente di ASSIMEFAC; al paziente va dedicato più tempo
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