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Fimmg, sciopero dei medici del Lazio il 3 e 4 maggio prossimi: aumentano i costi e il contratto è ancora fermo. Imminenti agitazioni anche nelle altre regioni. E in Val d’Aosta debutta l’infermiere di famiglia

Sindacato Silvio Campione | 16/04/2011 13:27

I medici di base non ci stanno e questa volta fanno sul serio: imminente lo sciopero dei camici bianchi del Lazio  che potrebbe anticipare, stando ad alcune indiscrezioni, iniziative analoghe in altre regioni italiane. I professionisti, alle prese con la sanità elettronica e con ulteriori incombenze che portano i costi a lievitare oltre misura, passano così al contrattacco: «Proclamazione stato di agitazione, allo studio procedure di sciopero informatico e dai prossimi giorni camici a lutto con cartelli negli studi per informare i cittadini». Il consiglio regionale della Fimmg Lazio ha, dunque, stabilito che i medici di famiglia incroceranno le braccia i prossimi 3 e 4 maggio.

«Costretti allo sciopero di fronte a tre anni di vacanza contrattuale, dopo due anni di attesa per l'adempimento della preintesa regionale, con carichi di lavoro aumentati del 50%, e costi levitati fino a 18.000 mila euro l'anno per la gestione informatica dello studio, una perdita di più di 10.000 euro l'anno. Il tutto con i medici della continuità assistenziale abbandonati a se stessi in grave carenza d'organico e aumentato rischio per i cittadini di non essere adeguatamente assistiti», dicono alla  federazione.  «Non ci sono più le condizioni per aspettare e subire», lamentano i medici di famiglia del Lazio. «Non si può chiedere alla medicina generale di sobbarcarsi sulle spalle gli oneri economici e organizzativi di un sistema che bada solo a rientrare dal deficit, senza porre un'attenzione, sia pur minima, ai bisogni dei cittadini ed a quelli dei medici che tutti i giorni garantiscono, sempre più a proprie spese, un servizio sanitario pubblico tra mille difficoltà», prosegue il comunicato.  «La Fimmg Lazio in 12 anni non ha mai fatto una sola giornata di sciopero e ha sempre cercato, nonostante tutto, di garantire il servizio ai cittadini - continua la federazione - I 5000 medici del Lazio, subissati di decreti nazionali che hanno snaturato la propria attività clinica, oggetto di pressioni per contenere la spesa farmaceutica, assediati da cittadini sempre più esasperati da liste di attesa bibliche, bersagliati da provvedimenti ASL e sommersi di burocrazia non ne possono più. O si va veramente verso un'innovazione del sistema, con atti concreti, con un impegno vero, oppure non saranno più disponibili a fare la stampella di un sistema che fa acqua da tutte le parti».  Il consiglio regionale della Fimmg Lazio, convocato in seduta straordinaria, «visto l'esito negativo della riunione tenutasi presso l'assessorato della Salute, considerato che gli impegni sottoscritti dalla Regione sono completamente disattesi, a fronte dell'impegno chiesto alla categoria e da questa ottemperato in materia di certificazioni telematiche di malattia, esenzione per reddito, classi di priorità», proclama «lo stato di agitazione ed attiva la procedura di raffreddamento e conciliazione prevista dalla Legge, propedeutica all'azione di sciopero che si terrà in data 3 e 4 maggio 2011».

  Il consiglio regionale «decide di mobilitare permanentemente l'intera categoria e di informare i cittadini sulle motivazioni alla base della protesta con cartelli affissi in tutti gli studi medici della regione Lazio». Non solo: «In assenza di segnali urgenti di apertura da parte dell'istituzione regionale, chiederemo ai colleghi di iniziare le procedure di pre-licenziamento del personale di studio e ritireremo tutte le delegazioni a tutti i livelli». Intanto in Val d’Aosta debutta l’infermiere di famiglia: la Giunta regionale della Valle D’Aosta  ha deciso di farli uscire dalle corsie e di sguinzagliarli in giro per le case dei pazienti. Il progetto, che prenderà il via a giugno, è molto ambizioso ma se funzionerà riuscirà a migliorare la qualità di vita dei pazienti e a tagliare i costi della sanità pubblica. A livello nazionale, una degenza ospedaliera per malato costa, ottimisticamente, dai 600 ai 900 euro al giorno. E molti pazienti potrebbero essere dimessi prima di quanto avviene se fossero seguiti in modo competente a casa. Ed è qui che scatta l’intervento dell’infermiere di famiglia. Ma come funziona? Nel caso ad esempio di una persona infartuata l’infermiere di famiglia opera cercando le cause scatenanti dell’infarto, ad esempio stili di vita non adeguato e suggerisce dei correttivi. Insomma, si tiene sotto controllo il malato di cuore per evitare che si ripresenti in ospedale con un’altra complicazione. Ma non solo. Gli infermieri di famiglia avranno anche il compito di facilitare le dimissioni precoci dagli ospedali, fornire assistenza infermieristica a domicilio; agire da tramite tra la famiglia e il medico di base, sostituendosi a quest’ultimo quando i bisogni identificati sono di carattere prevalentemente infermieristico. L’obiettivo generale del progetto è di mantenere la persona a domicilio, ridurre gli accessi alle strutture o i ricoveri. Clicchi qui per essere informato.

 

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