Comunicazione col malato, ddl sul rischio clinico, errori medici e assicurazioni. Il convegnoorganizzato a Roma il 24 maggio da Merqurio con la collaborazione dello studio legale Cirese e di Astrazeneca, con il patrocinio del Senato, di Federsanità Anci e di Fiaso dal titolo “Il rischio clinico, da problema ad opportunità” ha offerto una vasta panoramica sul risk management in Italia. Ma arriva la doccia fredda del ministro Ferruccio Fazio che raggela tutti con il suo annuncio sul Decreto che è bloccato e che “sarà difficile portare avanti”. Ma andiamo per ordine.
I lavori si aprono con Antonio Tomassini, presidente XII Commissione Igiene e Sanità che, dopo aver illustrato il Ddl sul rischio clinico con i suoi aspetti relativi in particolare al rapporto medico-paziente, si è soffermato sulla necessità di regolamentare dal punto di vista legislativo gli aspetti legati appunto al rischio soprattutto in relazione alle problematiche assicurative. L’argomento è stato poi approfondito da Michele Saccomanno, membro della XII commissione igiene e sanità e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale e da Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, nonché membro della Commissione Igiene e sanità: “La durata dei consulti, l'ascolto e l'attenzione per la salute emotiva del paziente sono gli elementi cruciali che aiutano il medico a stabilire un rapporto di fiducia e a diminuire il rischio di eventuali denunce - spiega Marino -. Secondo uno studio del Journal of American Medical Association (Jama) i consulti medici che durano meno di quindici minuti suscitano diffidenza nel paziente, mentre basterebbero solo tre minuti in più per iniziare a costruire una positiva alleanza terapeutica". E sempre per il Journal of American Medical Association, ha proseguito l'esponente del Pd, "72% dei medici interrompe la prima frase del paziente dopo 23 secondi, quando ai pazienti non interrotti bastavano solo 6 secondi in più per completare il concetto". In sostanza, è la tesi di Marino, "una buona comunicazione medico-paziente è essenziale per provare a prevenire il rischio clinico". Carlo Lusenti, membro Commissione Salute Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, ha invece illustrato l’esperienza della sua regione in materia di rischio clinco: “L’Emilia Romagna ha fatto passi da gigante in tal senso – ha affermato l’assessore regionale alle Politiche sociali -. Molti gli interventi in tema di prevenzione ospedaliera che hanno in parte ridotto gli eventi più gravi”. Via via si sono succeduti Piero Ciccarelli, presidente di Federsanità Marche e direttore dell’Asur, Fulvio Moirano, direttore dell’Agenas, di Stefano Biasioli e Alberto Catalano, il primo segretario generale della Confedir-Mitpa e membro del CNEL, il secondo presidente della Speme e direttore dell’Asl Sa3, di Guido Broich (Coordinatore Sanitario Regionale del Gruppo Policlinico di Monza) “Un gruppo privato dove abbiamo investito molto sulle nuove tecnologie – dice Broich -. Un macchinario di ultima generazione dà maggiori garanzie di affidabilità r quindi riduce il rischio. Le regioni dovrebbero incentivare le strutture che fanno investimenti di questo tipo”. Non è mancato il contributo dei presidenti delle società scientifiche Sigo e Siapec, rispettivamente Giorgio Vittori e Gian Luigi Taddei, del presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Mario Falconi. Francesca Moccia coordinatrice del Tribunale dei diritti del malato ha snocciolato i dati sulle denunce: “Il 70% dei cittadini che negli ultimi 16 anni si sono rivolti al servizio di consulenza del Tribunale dei Diritti del Malato-CittadinanzAttiva hanno segnalato presunti errori diagnostici o terapeutici”, dice Francesca Moccia. “Presunti errori che hanno riguardato nello specifico 3 settori, l'oncologia, l'ortopedia e la ginecologia. Si tratta di errori diagnostici o terapeutici - aggiunge Moccia facendo riferimento al rapporto 2010 dell'associazione -, che hanno mantenuto un trend in crescita negli anni, con una flessione di 8,6 punti percentuali nel 2008 seguita da un'immediata ripresa nel 2009 del 6,4%, che ha portato il dato nel 2009 al 74%. Un dato significativo, che dimostra la maggiore consapevolezza sul tema che spinge il cittadino ad effettuare maggiori segnalazioni. Tra le altre segnalazioni legate alla sicurezza del paziente troviamo al secondo posto i problemi relativi al sangue infetto (16,9% la media dei 16 anni, ma in calo nel 2009: 8,6%), e al terzo le infezioni nosocomiali, che segnano un trend in crescita: erano il 3,3% nel 1996 e sono diventate il 10,2% nel 2009”. Vania Cirese, avvocato cassazionista e docente di Diritto Sanitario, ha esposto la situazione in Italia: “I casi di contenzioso sollevati annualmente nelle aule di giustizia per ottenere il risarcimento dei danni da parte dei pazienti si aggirano intorno ai 13.000 casi. All’accusa di “malasanità” corrisponde un atteggiamento difensivistico del medico, che tende a nascondere, e non analizzare, l’errore che diventa reiterabile dallo stesso agente o dai colleghi”.
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