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Obesità, la chiave per la vittoria è nei batteri intestinali

Medicina Interna Redazione DottNet | 13/07/2011 15:11

Per aver dimostrato come la diversa composizione delle comunità microbiche intestinali possa avere un impatto sul bilancio energetico e possa così contribuire all'obesità, il ricercatore americano Jeffrey I. Gordon, direttore del Centre for Genome Sciences and Systems Biology della Washington University School of Medicine di St. Louis, riceve oggi a Singapore il Danone International Prize for Nutrition, che comporta un grant, un'assegnazione, di 120 mila euro. Gordon e il suo laboratorio - viene spiegato in un comunicato - stanno esplorando da anni un mondo misterioso, incontrando una miriade di forme di vita la maggior parte delle quali sconosciute fino ad ora.

Questo universo è noto come microbiota intestinale e la sua collezione di milioni di geni microbici, come microbioma intestinale. Obiettivo dei ricercatori e' quello di conoscere meglio come, a partire dalla nascita, si crei e si migliori il rapporto di mutuo beneficio tra i microbi intestinali e l'uomo. ''Gli esseri umani sono superorganismi, compendio multispecie di cellule e geni umani e microbici - afferma Gordon -. Il nostro microbioma intestinale ci fornisce prima di tutto un numero di geni che supera ampiamente il numero di geni presenti nelle nostre cellule umane. Questo nostro repertorio di geni microbici intestinali ci fornisce poi le funzioni fisiologiche che le nostre cellule intestinali non avrebbero saputo eseguire: ad esempio, la capacità di metabolizzare alcuni carboidrati che il nostro intestino non e' in grado di digerire''.

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''Il contributo di Gordon all'avanzamento della conoscenza sta soprattutto nell'aver intuito (e in parte dimostrato) come la composizione del microbiota intestinale (ovvero il tipo di batteri che abbiamo nell'intestino) possa avere un ruolo nell' estrarre più o meno calorie dal cibo che mangiamo - commenta Lorenzo Morelli, preside della Facoltà di Agraria e direttore dell'Istituto di microbiologia dell'Università Cattolica di Piacenza e Cremona - . In altre parole, a parità di calorie introdotte, si avrebbe un immagazzinamento di calorie diverso a seconda dei batteri che compongono il microbiota stesso''. E questo gioca un ruolo centrale per combattere l'epidemia di obesità che affligge i paesi occidentali e non solo.

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