Oltre 800 medici di tutta Italia, che hanno frequentato la scuola di specialità fra il 1983 e il 1991 vedono avvicinarsi la possibilità di ricevere più di 100 mila di euro ciascuno per borse di studio non erogate. La Corte di Cassazione, infatti, ha accolto il ricorso presentato da oltre 800 medici rappresentati dall'Associazione Consulcesi Health e Ricerca e ha stabilito che il diritto di questi medici non e' ancora prescritto. La conseguenza e' che potranno richiedere quanto è loro dovuto alla Presidenza del Consiglio, al Ministero della Salute e a quello dell'Università e della Ricerca. La sentenza è stata depositata lo scorso 18 agosto ed e' stata resa nota oggi dall'Associazione Colsulcesi Health e Ricerca, che rappresenta oltre 30.000 medici italiani. L'importo complessivo per la Presidenza del Consiglio e i ministeri - ha riferito l'Associazione - supera i 100 milioni di euro (oltre centomila euro per ciascuno degli 800 medici che hanno presentato ricorso, ai quali potrebbero eventualmente aggiungersi altre migliaia di colleghi di tutta Italia).
L'importo complessivo comprende sia la remunerazione di ogni singolo corso, sia la rivalutazione delle somme e gli interessi. Il pagamento - ha sottolineato l'associazione - è dovuto per il mancato adeguamento dello Stato italiano a due direttive CEE (la n. 363 del 1975 e la n. 76 del 1982), che prevedevano un'adeguata remunerazione per il periodo di specializzazione dei medici. L'Italia ha recepito le norme in ritardo, applicandole solo per coloro che frequentavano le scuole di specialità dal 1992 in poi, senza alcun rimborso per gli specializzandi degli anni precedenti.
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
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