Il maxiemendamento presentato al Senato ''introduce nuovamente il cosiddetto contributo di solidarieta', il 3% di prelievo per tutti i redditi oltre i 300 mila euro, ma non riassorbe, anzi lo reinserisce con un apposito comma, quello del 5% per i dirigenti pubblici con retribuzione superiore ai 90mila euro, che colpisce principalmente i medici''. Lo sottolinea Massimo Cozza, segretario della Fp-Cgil Medici, secondo il quale ''oltre 10mila medici pubblici si ritroveranno quindi a pagare il 5% sulla propria retribuzione insieme ai 34mila cittadini che invece pagheranno solo il 3%, deducibile, al di sopra dei 300 mila euro di reddito''.
''Siamo tornati alla inaccettabile discriminazione per la quale il contributo di solidarieta' del 5% sulle retribuzioni oltre i 90mila euro e del 10% sopra i 150mila viene pagato, anche a parita' di stipendio, solo da chi lavora nei servizi pubblici, mentre il prelievo sui redditi valido per tutti gli altri scatta oltre i 300mila euro e nella misura del 3%. Un'ulteriore discriminazione che colpisce i medici pubblici (e non i privati con eguale retribuzione), gia' falcidiati dal blocco del contratto e delle retribuzioni, dal differimento del TFR, dalla mobilita' selvaggia e dalla rottamazione estesa fino al 2014, inun servizio sanitario nazionale devastato da tagli e ticket. Il segretario generale Susanna Camusso ha gia' annunciato che la Cgil, partendo dalla incostituzionalita' di questo provvedimento, difendera' con i ricorsi i medici pubblici.
Cgil, Cisl e Uil: "Sono 200mila, è un comparto strategico"
"I medici, i dirigenti sanitari, gli infermieri le professioni sanitarie ex legge 43/2006, vogliono risposte, vogliono tornare ad essere il fulcro delle cure, vogliono continuare a curare, ma in sicurezza”
Testa: “Serve uno straordinario investimento nel territorio prima che della medicina di famiglia rimangano solo le ceneri.”
Leonida Iannantuoni Presidente di ASSIMEFAC; al paziente va dedicato più tempo
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