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Onaosi, il contributo non va pagato. Ecco come fare

Professione Redazione DottNet | 30/11/2011 10:48

Molti medici hanno ricevuto o stanno ricevendo una lettera da parte dell’Onaosi di messa in mora sui contributi del 2006. In tanti ci hanno segnalato questa richiesta, per cui vediamo di fare un po’ di chiarezza su un argomento che appare piuttosto spinoso. Innanzitutto vediamo cos’è l’Onaosi: è una fondazione di diritto privato senza scopo di lucro cui la legge attribuisce uno speciale potere di imporre un contributo dovuto annualmente, tramite cartella di pagamento esattoriale, da medici, farmacisti, odontoiatri e veterinari (cioè gli operatori sanitari) per la copertura delle spese di gestione occorrenti per il perseguimento degli scopi sociali consistenti nella assistenza agli orfani di operatori sanitari.

 Pur facendo parte dei cosiddetti  "enti inutili" destinati ad essere soppressi in base al D.P.R. 6161/77, in realtà non è mai stato soppresso. Anzi,  dal 2003 la contribuzione, che sino ad allora era dovuta solo dai medici dipendenti del servizio pubblico, è stata estesa indiscriminatamente a tutti gli iscritti degli Ordini dei Medici, Farmacisti, Odontoiatri e Veterinari. Secondo il parere dello Smi “per chi ha contestato l’obbligo di contribuzione a far data dal 1.01.2003, con ricorso al Giudice del Lavoro territorialmente competente, la sentenza della Corte Costituzionale, sempre che le domande siano state formulate in conformità, comporta la possibilità di un esito positivo del giudizio. Per chi ha pagato, con riserva o meno, vi sarebbe in astratto la possibilità di chiedere ad ONAOSI la restituzione, cominciando con una lettera a.r. in tal senso, e poi con azione giudiziale ai sensi dell’art. 2033 c.c. quale ripetizione di indebito, e ciò dovrebbe riguardare sia i medici convenzionati che i dipendenti, proprio perché la Corte, pur non dichiarando illegittimo il contributo nella sua essenza, ne ha dichiarato incostituzionali i parametri per la sua quantificazione. Corre obbligo segnalare che allo stato le sentenze positive rinvenute concernono le ipotesi di opposizione alle cartelle di pagamento, mentre per quanto riguarda l’ipotesi di restituzione, si rinviene una sentenza del Tribunale di Benevento del 26.

09.2008 che accoglie la domanda di restituzione.  Per chi si vede ora notificare una cartella esattoriale, ha la possibilità di proporre ricorso al Giudice del lavoro chiedendo –sulla base della pronuncia 190/2007 Corte Costituzionale - l’immediata sospensione dell’efficacia esecutiva, e l’annullamento della stessa cartella”. Ipotesi confermata dall’avvocato Enrico Pennasilico in una nota inviata all’Ordine di Milano (clicca qui per leggere il documento) e da Daniele Zamperini, medico di base sempre molto attento alle problematiche sanitarie. “Molti medici, che hanno ricevuto in questo periodo la lettera dell’ ONAOSI – spiega Zamperini - che richiede il pagamento delle quote arretrate per gli anni 2003-2006, chiedono come doversi comportare verso questa richiesta, che avvertono come palesemente vessatoria, e che si riteneva risolta dopo il clamore che se ne fece nel 2006”.
“In seguito alle proteste – ricorda Zamperini - la faccenda passò attraverso la Corte Costituzionale che sancì l’ illegittimità della procedura con cui l’ ONAOSI stabiliva autonomamente l’ entità e l’ applicazione del tributo (ma non del tributo in se’ e per se’). La questione poi passò alla Commissione Affari Sociali della Camera che presentò un emendamento alla Finanziaria 2007 che ridimensionava drasticamente la faccenda”. La Fondazione ha poi sospeso il recupero delle somme da riscuotere per gli anni precedenti ma recentemente, su espresso invito del Ministero dell’ Economia, ha inviato una serie di lettere in cui si richiedono i pagamenti arretrati del 2006, soprattutto allo scopo di interrompere la prescrizione quinquennale del debito. Lo stesso Presidente dell’ Ente ha inviato una lettera agli Ordini in cui spiegava che l’ ONAOSI stessa sta trattando a livello politico per porre fine alla questione. In effetti una serie di contenziosi giudiziari costerebbe cifre superiori a quanto ipoteticamente l’ Ente potrebbe ottenere. Cosa fare allora? “Per prima cosa ricordare che la lettera raccomandata non è un atto esecutivo ma ha solo la veste di “richiesta bonaria”. Non occorre rispondere o dar seguito in alcun modo (salvo, volendo, inviare una diffida come espresso in seguito) – avverte Daniele Zamperini -. Qualora l’ ONAOSI proseguisse nelle sue richieste tramite emissione di RAV o di cartella esattoriale, poiché questa se non pagata costituisce titolo esecutivo e permetterebbe all’ Ente di effettuare un’ esecuzione forzata, perfino con sequestro di beni del debitore, occorrerà rivolgersi ad un legale di fiducia per fare opposizione presso il giudice di pace”. “Chi avesse già pagato e volesse richiedere la restituzione delle somme versate, dovrà  ugualmente rivolgersi al Tribunale – aggiunge il medico romano -, ma occorre dire che la giurisprudenza in materia è ancora abbastanza incerta”. Chi ha ricevuto la raccomandata può, dunque, inviare all’ Ente una diffida mediante raccomandata R/R oppure tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) all’ indirizzo posta@pec.onaosi.it (ricordiamo che Dottnet regala la Pec a tutti gli iscritti all’Ordine dei medici).

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