Il tumore al polmone e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono le cause principali di mortalità nel mondo. Le due patologie condividono il fattore di rischio ambientale rappresentato dall’esposizione al fumo di sigaretta e la predisposizione genetica che dimostra l’incidenza di queste patologie solo in una frazione di fumatori. La BPCO è anche un importante fattore di rischio per il tumore al polmone, tra i fumatori a lungo termine. I fumatori affetti da BPCO hanno anche un alto rischio di sviluppare un sottotipo istologico specifico di neoplasia polmonare denominata carcinoma a cellule squamose. Per queste ragioni la review recentemente publicata sulla rivista The International Journal of Biochemistry & Cell Biology si focalizza sui potenziali legami molecolari patogeni tra il fumo da tabacco correlato alla BPCO ed il carcinoma a cellule squamose.
Gli autori dello studio ritengono che sono necessari più studi sulla biopatologia cellulare e molecolare dei fumatori con lesioni bronchiali precancerose del carcinoma a cellule squamose rispetto ad un gruppo di controllo di fumatori con o senza BPCO in modo da svelare le complesse interazioni molecolari tra la BPCO e il carcinoma primario polmonare a cellule squamose. Questi studi dovrebbero anche riguardare i giovani fumatori sani in relazione ai modelli di rischio di tumore al polmone e di BPCO. Nel complesso questi studi permetteranno la scoperta di nuovi bersagli molecolari nel processo primario di carcinogenesi che in futuro potrà permettere la diagnosi precoce ed il trattamento, e forse anche la prevenzione, del carcinoma polmonare invasivo a cellule squamose.
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
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