L'analisi dei risultati può aiutare a capire come si sviluppa il morbo
Persone affette da epatite B o C hanno un rischio significativamente maggiore di sviluppare il morbo di Parkinson. E' quanto emerge da un ampio studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, i cui risultati, secondo gli autori, possono "aiutare a capire meglio come la malattia sviluppa". Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'epatite B (HBV) colpisce circa 240 milioni di persone in tutto il mondo e l'epatite C (HCV) circa 150 milioni, molte delle quali non sanno di essere infette. Studi precedenti hanno suggerito un legame tra l'infezione da virus HCV e il Parkinson, ma nessuna associazione è stata trovata con l'infezione da HBV.
Per il nuovo studio, ricercatori dell'Università di Oxford hanno utilizzato il database di un grande ospedale britannico, che includeva quasi 22.000 persone con epatite B e 48.000 con epatite C, e quasi 20.000 con HIV. L'incidenza della malattia di Parkinson tra questi soggetti è stato confrontato con un gruppo di controllo di più di 6 milioni di persone che hanno visitato l'ospedale per problemi minori, come cataratta e borsiti.
fonte: ansa
I ricercatori del dipartimento di Chimica Analitica dell'ACS segnalano lo sviluppo iniziale di un sistema che consente di effettuare lo screening del MP a basso costo tramite l'odore del cerume
La ricerca, condotta su oltre 23.000 persone partecipanti al Progetto Moli-sani, apre una prospettiva concreta verso strategie di prevenzione basate sul rischio ambientale
Un’indagine di IQVIA Italia, leader mondiale nei dati sanitari e farmaceutici, fotografa lo scenario attuale italiano sulla malattia del Parkinson
L'ospedale Santa Croce di Fano ha effettuato con successo l'impianto di un dispositivo per l'infusione sottocutanea continua di Levodopa in due pazienti affetti dalla patologia
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti