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Malattie allergiche, alla ricerca di un nuovo marker diagnostico

Otorinolaringoiatria Medical Information Dottnet | 12/05/2017 14:06

I livelli sierici di CD93 forniscono un valido aiuto per la diagnosi ed il monitoraggio delle malattie allergiche.

Le allergie stanno assumendo un’importanza notevole in tutto il mondo, registrando una prevalenza sempre più elevata negli ultimi anni. L’asma bronchiale (BA) è uno dei disordini allergici infiammatori cronici più comuni che riguardano le vie aeree. Ci sono diversi biomarcatori per diagnosticare l’asma e valutarne la severità, tra cui: il volume espiratorio massimo nel primo secondo (VEMS) e la capacità vitale forzata (FVC), frazione di ossido nitrico esalato, conta di eosinofili e neutrofili dall’espettorato. Recentemente sono stati valutati nuovi marker, come YKL-40 e clusterina ma, complessivamente, la misurazione di questi parametri prevede che il paziente soffi in un macchinario o produca un espettorato, indagini che possono rivelarsi complicate per la natura stessa della patologia asmatica.

Inoltre anche altri disordini allergici, come la rinite allergica (AR) e l’orticaria spontanea cronica (CSU), non vengono diagnosticati facilmente per la mancanza di adeguati marcatori.

Nasce così l’esigenza di identificare dei biomarker sierici di infiammazione che possano essere facilmente misurati in pazienti con malattie allergiche. Il gruppo di lavoro di Hye Jung Park et al. si è proposto di valutare la molecola CD93 come potenziale marcatore.

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CD93 è una proteina di superficie appartenente alla famiglia delle glicoproteine transmembrana ed è espressa in diverse cellule coinvolte nella cascata infiammatoria e nell’ematopoiesi. Inizialmente descritto come recettore del complemento 1q, CD93 era ritenuto responsabile del potenziamento della fagocitosi e implicato nello sviluppo delle cellule B; si è poi scoperto che questo recettore sia coinvolto nella fagocitosi e nella risposta immunitaria, risultando un fattore chiave nella regolazione dell’infiammazione. Le nuove funzioni regolatorie della molecola sono state valutate in diverse malattie. Un esempio è l’artrite reumatoide, in cui sono stati rilevati alti livelli di CD93 solubile (sCD93), suggerendo un suo ruolo come marcatore dello stato infiammatorio. Ad ogni modo il significato clinico di sCD93 nelle malattie allergiche come AR, CSU e BA non è mai stato analizzato.

É stato, così, messo in piedi uno studio per chiarire il valore diagnostico di sCD93 nelle malattie allergiche e valutare la possibilità di utilizzare questa molecola come nuovo biomarker diagnostico e terapeutico per le allergie.

Sono stati coinvolti 348 soggetti con AR, CSU o BA i cui livelli sierici di sCD93 sono risultati:

  • 153.1±58.4 ng/mL in caso di AR severa
  • 169.5±42.8 ng/mL in soggetti CSU grave
  • 161.4±53.1 ng/mL in pazienti BA non sottoposti ad una terapia con cortisone inalatorio (ICS) e 195.1±72.7 ng/mL in soggetti BA che non hanno mai utilizzato steroidi, valore che decresce a seguito dell’utilizzo di ICS per 4 (134.4±42.8) o 8 settimane (100.7±13.4)
  • 72.2±20.6 ng/mL negli utilizzatori abituali di ICS

I dati mostrati evidenziano la capacità di sCD93 di riflettere lo stato patologico legato ai diversi tipi di allergie; CSU, AR e BA. Inoltre i livelli sierici di sCD93 diminuiscono a seguito dell’uso di ICS in soggetti asmatici che non erano stati sottoposti prima ad un trattamento farmacologico, rilevando così la possibilità di utilizzare questo marcatore anche per monitorare il decorso della malattia e la terapia.

Gli autori dello studio, quindi, ritengono che CD93 possa essere il nuovo marcatore diagnostico-terapeutico per l’infiammazione legata alle allergie.

Fonte:

Hye Jung Park et al. Soluble CD93 in Serum as a Marker of Allergic Inflammation. Yonsei Med J 2017; 58(3):598-603.

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