Il coinvolgimento della steatosi nello sviluppo, progressione e trattamento dell’epatite C cronica.
L’epatite virale è una delle malattie infettive più difficili da gestire per l’alta incidenza delle infezioni acute, la severità delle infezioni corniche, il rischio di cronicità e I costi del trattamento per ogni paziente. L’epatite può presentarsi come infiammazione epatica acuta o cronica e può essere causata da farmaci, alcol, malattie autoimmuni, virus o disordini metabolici. La presenza di marcatori virali o immunologici nel siero dei pazienti è importante per analizzare l’eziologia, il livello di attività e l’appropriatezza del trattamento scelto. L’interesse della comunità scientifica si è quindi spostato verso l’identificazione di fattori che potrebbero influenzare il tasso di progressione della malattia e la risposta alla terapia. Queste variabili includono: età, genere, consumo di alcol, durata dell’infezione, razza, genotipo del virus C, carica virale e lo stadio della fibrosi. Recentemente è stato chiamato in causa un altro fattore, la steatosi, una caratteristica istologica non specifica dell’infezione cronica da HCV presente nel 50% dei casi. La severità della steatosi sembra infatti giocare un ruolo importante nello sviluppo e nella progressione della fibrosi. La steatoepatite è riconosciuta come causa di cirrosi da origine sconosciuta o come stadio finale di diverse lesioni epatiche.
L’idea alla base del lavoro di Alice Elena Găman et al. è che la steatosi sia un importante cofattore implicato nell’induzione della fibrosi e dell’infiammazione nel fegato in caso di epatite C cronica.
Diversi lavori precedenti avevano suggerito che la steatosi sia responsabile della resistenza al trattamento combinato di interferone e ribavirina. Per questo motivo è stato studiato l’effetto della steatosi sulla risposta a questo tipo di terapia.
L’obiettivo principale dello studio è stato quello di valutare la risposta biologica, la risposta virale precoce, e quella virale sostenuta nei pazienti affetti da epatite C cronica trattati con interferone alfa (IFN- α), IFN-α2a o IFN- α 2b pegilato più ribavirina e di correlarle alla presenza di steatosi epatica.
Circa 210 pazienti sono stati così monitorati per i seguenti parametri: età, sesso, valori ALT, AST, anticorpi anti-HCV, quantizzazione e caratterizzazione dell’RNA del virus, esame istopatologico.
I risultati hanno mostrato che il valore iniziale dell’RNA-HCV, la percentuale relativa di carica virale durante i primi 12 mesi di trattamento ed il punteggio istologico legato alla steatosi, potrebbero essere predittivi della risposta virale nell’epatite C cronica. Dallo studio è emerso infatti che una steatosi epatica severa influenzi negativamente le risposte EVR e SVR nei pazienti con epatite C trattati con PEG-IFN e ribavirina per 48 settimane; un punteggio di steatosi ≤3 è inoltre in grado di predire EVR con una sensibilità del 91.03% e una specificità del 21.54%.
Fonte:
Alice Elena Găman et al. The impact of liver steatosis on early and sustained treatment response in chronic hepatitis C patients. Rom J Morphol Embryol 2017, 58(1):107–113.
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