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Tumore al colon: bastano 3 mesi di chemioterapia, svolta nelle cure

Oncologia Redazione DottNet | 09/06/2017 13:05

Congresso oncologi Usa, nuovi risultati positivi arrivano dall'immunoterapia

Potrebbe presto cambiare lo standard di cura per i pazienti con cancro del colon, la neoplasia più frequente in Italia: dopo l'intervento chirurgico, la chemioterapia può infatti essere effettuata solo per 3 mesi, ovvero per un periodo dimezzato rispetto agli attuali 6 mesi previsti dai protocolli, ottenendo pressoché i medesimi risultati ma riducendo notevolmente gli effetti collaterali come i danni a livello nervoso.

Emerge da uno studio internazionale su 12.800 pazienti presentato in sessione plenaria, per la sua grande rilevanza, al Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco).

Ed altre novità arrivano anche sul fronte dell'immunoterapia contro questo tipo di cancro, con nuovi risultati che ne dimostrano l'efficacia. Lo studio raccoglie i dati di 6 ricerche condotte in Nord America, Europa e Asia (complessivamente in 12 paesi) ed ha avuto la durata di 10 anni, dimostrando che un periodo di chemio più lungo, rispetto a soli 3 mesi, dà un vantaggio in termini di minore rischio di recidive di non più dell'1%.

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Questi risultati "potrebbero riguardare oltre 400mila pazienti nel mondo ogni anno. Per il 60% di questi pazienti, che presentano un minore rischio di recidive, soli 3 mesi di chemioterapia diventeranno molto probabilmente il nuovo standard di cura", ha sottolineato il primo autore dello studio, l'oncologo Axel Grothey del Mayo Clinic Cancer Center di Rochester. E' uno studio "importante che influenzerà la vita di migliaia di malati, e tuttavia si tratta di studi difficili perché, trattandosi di riduzione di trattamenti - rileva Grothey - non incontrano l'interesse delle aziende e per questo la disponibilità di fondi statali è cruciale". Ora, commenta Nancy Baxter dell'Asco, "potremo risparmiare a molti pazienti inutili effetti collaterali di un periodo prolungato di chemio senza compromettere i risultati".

Un risultato importante, con la partecipazione allo studio anche di 4mila pazienti italiani, secondo Alberto Sobrero (nella foto), direttore Oncologia medica all'Ospedale San Martino di Genova, per il quale ciò porterà ad un cambiamento fondamentale delle linee guida per la terapia. Ma dall'Asco risultati importanti arrivano pure sull'immunoterapia, approccio che mira a risvegliare i sistema immunitario contro il cancro: lo studio internazionale di fase II 'Checkmate 142', presentato al congresso, ha infatti dimostrato come la combinazione di due molecole immunoterapiche - nivolumab e ipilimumab - abbia avuto risultati promettenti in pazienti con cancro del colon-retto metastatico.

Il tasso di risposta al trattamento è stato infatti del 54,8% e il tasso di sopravvivenza globale a 9 mesi è risultato dell'87,6%. "Il tumore del colon-retto è il più frequente con circa 52.400 nuovi casi stimati in Italia nel 2016 e 427mila persone vivono dopo la diagnosi - ha spiegato Sobrero -. La sopravvivenza nel nostro Paese è più alta rispetto alla media europea. Anche il confronto con i Paese del Nord Europa, che fan di solito registrare i valori più elevati, evidenzia l'ottimo livello del nostro sistema assistenziale. I trattamenti attuali per la fase avanzata si basano sull'integrazione di farmaci chemioterapici con le terapie biologiche e in alcuni casi con la chirurgia. La possibilità di disporre di terapie efficaci nei pazienti con tumore del colon-retto metastatico apre nuove prospettive, perché anche i centri del nostro Paese dovranno attrezzarsi".

Fonte: Atti Congressuali dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO)

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