Lo studio punta il dito contro una variante di splicing del recettore androgenico
Nuovi approcci al trattamento del carcinoma alla prostata. Nei laboratori del'Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs) 'Giovanni Paolo II' di Bari è stato avviato da alcuni mesi un progetto di studio preliminare, il secondo a livello nazionale, che punta il dito contro una variante di splicing del recettore androgenico (cioè un messaggero più breve prodotto dal gene androgenico) chiamata AR-V7, in grado di condizionare negativamente la malattia.
"I recenti trattamenti approvati per i pazienti finiti nel vortice della malattia - è scritto in una nota - agiscono sul metabolismo del recettore androgenico e sembrano dare risposte molto promettenti sia come intervallo libero da malattia che come sopravvivenza totale; tuttavia una percentuale di questi pazienti resiste alla cura".
Nell'istituto barese, spiega Tommasi, è quindi iniziato uno studio che "dosa la forma AR-V7 in pazienti che hanno già iniziato un trattamento con farmaci anti-androgenici e sono andati in progressione e la mette in relazione con la risposta e il tempo di risposta a tale terapia. I dati sono preliminari (ad oggi 20 casi) - aggiunge la dottoressa - ma i risultati sembrano sovrapponibili a quelli pubblicati". Il prossimo step della ricerca sarà studiare la capacità predittiva dell'AR-V7, cioè la possibilità di usare l'AR-V7 come bio-marcatore per selezionare i pazienti che possono realmente beneficiare di tali trattamenti.
Il biomarcatore agisce favorendo la moltiplicazione delle cellule tumorali e la loro sopravvivenza, regolando importanti processi cellulari legati alla divisione e alla risposta allo stress
Ogni anno in Europa una “scuola elementare” scomparea causa di un raro tumore cerebrale infantile. L’Italia compie un passo storico nella cura per fermarlo
Al primo posto il fumo seguito da infezioni, alcol e sovrappeso
Confermato virus epatite D, Citomegalovirus sotto osservazione
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
Commenti