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Tumori: 369mila casi nel 2017, al Nord ci si ammala di più

Oncologia Redazione DottNet | 15/09/2017 15:04

A Sud si registra la minore sopravvivenza: malati in aumento ma in sette anni è ancora in vita il 24% di essi

Sono 369mila, in crescita, i nuovi casi di tumore stimati nel 2017 in Italia: oltre il 40% sarebbe però evitabile attraverso corretti stili di vita e screening, mentre è boom di cancro al polmone fra le donne. Indicative anche le differenze sul territorio: al Nord ci si ammala di più ma al Sud si sopravvive di meno. Il dato positivo, tuttavia, è che grazie a terapie efficaci e campagne di prevenzione sono aumentate del 24% in 7 anni le persone vive dopo la scoperta della malattia.    È questo il censimento ufficiale, giunto alla settima edizione, che fotografa l'universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e della Fondazione AIOM, raccolto nel volume 'I numeri del cancro in Italia 2017', presentato al Ministero della Salute. I casi stimati nel 2017 sono 192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine, nel 2016 erano 365.800.

I dati indicano un vero e proprio boom di diagnosi di cancro del polmone fra le donne: 13.600 nel 2017 (+49% in 10 anni), dovuto alla forte diffusione del fumo fra le italiane. Crescono in entrambi i sessi anche quelli del pancreas, della tiroide e il melanoma; in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto, grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening.

E oggi oltre 3 milioni e trecentomila cittadini (3.304.648) vivono dopo la diagnosi, addirittura il 24% in più rispetto al 2010. Poi, una conferma: il cancro colpisce più al Nord della Penisola, ma al Sud si sopravvive di meno. "L'incidenza è in netto calo negli uomini (-1.8% per anno nel periodo 2003-2017), legata principalmente alla riduzione dei tumori del polmone e della prostata, ed è stabile nelle donne, ma si deve fare di più per ridurre l'impatto di questa malattia, perché oltre il 40% dei casi è evitabile - afferma Carmine Pinto, presidente Aiom -. Ormai è scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione. Migliaia di studi condotti in 50 anni hanno dimostrato con certezza il nesso di causalità fra fattori di rischio quali gli stili di vita sbagliati (fumo di sigaretta, sedentarietà e dieta scorretta), agenti infettivi, a cui può essere ricondotto l'8,5% del totale dei casi, esposizioni ambientali e il cancro. Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per combatterlo, come l'immunoterapia e le terapie target che si aggiungono alla chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione, si traduce nel costante incremento dei cittadini vivi dopo la diagnosi".

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Lo scorso anno, sottolinea inoltre Pinto, "si temeva che il nostro sistema sanitario non riuscisse a reggere le conseguenze economiche dovute all'arrivo dei nuovi trattamenti. Siamo riusciti ad evitare questo rischio grazie al Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi che ci ha permesso di garantire a tutti i pazienti le migliori cure disponibili. Per questo - conclude - rilanciamo anche per il 2018 la richiesta di proroga del Fondo con risorse dedicate"

Meno fumo ed alcol, minore peso corporeo ed una dieta qualitativamente migliore. Sono questi alcuni dei fattori di 'protezione' più presenti nelle regioni del Sud Italia ed alla base del minor numero di casi di tumore registrati nel Meridione. A sottolinearlo è la presidente dell'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), Lucia Mangone, in occasione della presentazione del Rapporto 'I numeri del cancro in Italia 2017'. "Emerge - spiega Mangone - una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini che nelle donne. In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Il tasso d'incidenza tra gli uomini è più basso dell'8% al Centro e del 17% al Sud/Isole rispetto al Nord e per le donne del 5% e del 18%".

Alla base di queste differenze, chiarisce, "vi sono proprio fattori protettivi che ancora persistono al Sud, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni come l'inquinamento ambientale". Per contro, al Sud si sopravvive di meno: "Nelle regioni meridionali, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi - avverte l'esperta - non si è osservata la riduzione della mortalità e dell'incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina". I migliori stili di vita nel Meridione, tuttavia, hanno fatto la differenza: "Complessivamente si registra ad esempio un numero di casi inferiore del 41% al Sud per tumore al seno, al polmone tra le donne e prostata".

Anche l'alimentazione ha un grande peso: "Se si considera ad esempio il consumo di carne rossa, che in eccesso presenta un rischio cancerogeno - rileva Mangone - questo è pari a 670 grammi pro-capite alla settimana al Nord, 630 al Centro e 590 al Sud, anche se tali consumi restano comunque sopra la quantità consigliata". Sul fronte degli screening, invece, il Sud è 'maglia nera': "Se la sopravvivenza a 5 anni per il cancro al seno è pari all'88% in Emilia Romagna e all'83% in Campania, e se quella per cancro al colon è del 68% sempre in Emilia e del 58% in Sardegna, la ragione - afferma - sta anche nel fatto che al Nord gli screening per la diagnosi precoce vengono fatti in percentuale molto maggiore dai cittadini e le Reti oncologiche sono realtà funzionanti, spesso invece inesistenti nel Meridione"

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