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Tumore alla prostata, sì alla sorveglianza attiva per 1 paziente su 3

Oncologia Redazione DottNet | 19/09/2017 17:35

Uno studio durato undici anni ne dimostra la validità per i tumori indolenti

Per un tumore della prostata su tre, quelli cioè poco aggressivi, si possono evitare cure radicali come chirurgia o radioterapia, limitandosi a quella che viene chiamata 'sorveglianza attiva'. Lo dimostra uno studio, in corso da 11 anni, condotto dai ricercatori dell' Istituto dei Tumori (INT) e dell'Università di Milano.    Studio che ha permesso di verificare come a distanza di 5 anni dalla diagnosi un paziente su 2 sia ancora sotto controllo, avendo quindi evitato o almeno ritardato di 5 anni tutti gli effetti indesiderati di un trattamento quanto meno non urgente.

"Si tratta di uno dei più ampi studi condotti da un singolo istituto a livello europeo - dice Riccardo Valdagni, Direttore della Radioterapia Oncologica 1 e del Programma Prostata dell' INT, oltre che docente dell'Università di Milano. - È la più grande casistica italiana di pazienti con tumore della prostata a basso rischio, attraverso la quale abbiamo potuto identificare un approccio alla malattia molto diverso rispetto al passato".

    In totale, nello studio, sono stati seguiti 818 pazienti con tumore della prostata ad andamento 'indolente' (poco aggressivi) che sono stati sottoposti a uno stretto controllo. "Il dato molto positivo emerso dallo studio - commenta Valdagni - è che a distanza di 5 anni, il 50% dei pazienti è ancora nel programma di sorveglianza attiva. In più, non si sono verificati decessi a causa del carcinoma prostatico e neppure metastasi. Questo significa che la metà dei pazienti arruolati, a 5 anni dalla diagnosi ha potuto evitare gli effetti indesiderati di un trattamento curativo non necessario e quindi inappropriato".  

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Quello della prostata è il tumore più frequente tra gli uomini a partire dai 50 anni, con 36mila nuove diagnosi ogni anno. Di questi, almeno il 30% potrebbe avere caratteristiche tali da entrare in un programma di sorveglianza attiva.    "Nessuno mette in dubbio la validità delle strategie terapeutiche disponibili - chiarisce Giovanni Apolone, Direttore Scientifico dell'INT - Ma nel caso dei tumori indolenti esse potrebbero essere evitate per tutta la vita oppure posticipate seguendo il paziente in un programma di sorveglianza attiva".    In questo programma i pazienti vengono sottoposti annualmente a due controlli clinici e a 4 analisi del Psa. Al termine del primo anno e periodicamente durante il programma di sorveglianza attiva è necessario anche ripetere la biopsia.

fonte: ansa

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