Positiva la combinazione tra farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapici
Cambiano le prospettive di cura nel melanoma grazie alla positiva combinazione tra farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapici, i primi in grado di neutralizzare specifiche alterazioni nei geni responsabili della crescita tumorale, i secondi per una risposta immunoterapica efficace contro le cellule della neoplasia. In questo scenario del tutto nuovo il ruolo del chirurgo assume un'importanza fondamentale anche negli stadi più avanzati della malattia. E' quanto emerge dagli studi più recenti in cui sono impegnati gli esperti del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone).
Nel mondo l'incidenza del melanoma cutaneo è in crescita costante: solo in Italia, per quest'anno, sono attesi circa 14 mila casi di cui 7.
In questi casi il chirurgo ha poi il compito di completare l'inquadramento diagnostico mediante la biopsia del linfonodo sentinella, individuando in tal modo il sottogruppo di pazienti con malattia diffusa ai linfonodi. Questi pazienti saranno successivamente sottoposti a un intervento chirurgico più ampio, allo scopo di rimuovere tutti i linfonodi regionali, e quindi avviati ad eventuali trattamenti di completamento. Fino ad ora, il problema terapeutico è coinciso con il melanoma metastatico coinvolgente uno o più organi a distanza: in questi casi, che si presentano con prognosi sfavorevoli (sopravvivenza ad un anno meno del 25%), i trattamenti chemioterapici hanno efficacia limitata.
La chirurgia giocava un ruolo fondamentale solo in un selezionato numero di pazienti. Nella maggioranza dei casi, i pazienti con malattia avanzata risultano inoperabili o suscettibili di trattamento chirurgico al solo scopo palliativo, atto unicamente, cioè, ad alleviare i sintomi. Negli ultimi anni la ricerca ha ampliato le possibilità terapeutiche anche nel metastatico introducendo il primo farmaco immunoterapico cui se ne sono aggiunti altri a bersaglio molecolare.
Nuovi e più ampi scenari si stanno delineando all'orizzonte della terapia del melanoma metastatico: il chirurgo sarà sempre meno impegnato in interventi a scopo palliativo e sempre più, invece, in interventi curativi su pazienti che fino a pochi anni fa era impensabile poter operare efficacemente. La stretta integrazione tra chirurgia, immunoterapia, chemioterapia e radioterapia è e sarà l'arma sempre più vincente nella terapia del melanoma degli anni a venire. "Al Cro vengono operati più di 100 melanomi ogni anno. Il nostro gruppo, cui fanno parte anche dermatologi, esperti di prevenzione e oncologi medici - spiega Giulio Bertola, direttore dell'Oncologia Chirurgica dell'Istituto Nazionale Tumori - è riuscito a diagnosticare malattie a uno stadio sempre più precoce, e questo tutto sommato è il merito che mi preme sottolineare di più. Altro punto di forza e novità è, e sarà trattare il paziente metastatico che, fino pochi anni fa, risultava essere non curabile perché non più candidabile ad intervento chirurgico".
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