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Contratto sanità, si va verso la chiusura: a febbraio il via libera

Sanità pubblica Redazione DottNet | 16/01/2018 20:08

Saitta chiede più risorse anche per i medici di famglia. Coinvolti quasi 300mila infermieri

Si va verso la chiusura - prevista per febbraio - del nuovo contratto per i professionisti del comparto Sanità, oltre 500.000 lavoratori tra i quali gli infermieri rappresentano la componente più numerosa con circa 280.000 infermieri dipendenti del Servizio sanitario nazionale. E' l'esito dell'incontro di tra Aran (l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) ed i sindacati di settore Cgil, Cisl, Uil, Fisi, Fials, Nursind e Nursing-up.

Per la chiusura definitiva, sottolineano i sindacati, "si attende il riscontro del ministero dell'Economia in merito alla quantificazione economica relativa agli aumenti stipendiali". Ma ci sono spiragli anche per i medici di famiglia: "E' necessario che il Governo metta a disposizione risorse per il rinnovo del contratto del comparto sanitario e dei medici di famiglia" ha detto oggi nell'aula del Consiglio regionale del Piemonte l'assessore alla Sanità, Antonio Saitta, che è anche il coordinatore degli assessori italiani in Conferenza delle Regioni, rispondendo a una interrogazione. La posizione della Regione Piemonte, ha precisato Saitta, è comune a tutte le Regioni, che hanno già accantonato circa 600 milioni per coprire i costi del rinnovo a livello nazionale, a fronte di una spesa stimata di 1,4 miliardi. Il rinnovo del contratto, ha aggiunto, è un atto non più rinviabile, per cui l'impegno delle Regioni nei confronti del Governo proseguirà nelle prossime settimane.

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Tornando agli infermieri, la presidente della Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'infanzia (Ipasvi), Barbara Mangiacavalli, propone alcuni punti e modifiche a costo zero che tuttavia, afferma, "sarebbero necessari a ridare dignità alla professione infermieristica dopo dieci anni di assenza di adeguamenti sia economici che normativi".

Tra i punti proposti, innanzitutto "le risorse economiche che per gli infermieri - spiega Mangiacavalli - sono scese dal 2011 (anno di entrata a regime dell'ultimo contratto 2009) a oggi di 114 euro l'anno e che gli aumenti previsti e promessi di 85 euro mensili non riusciranno a riequilibrare". Altolà poi sull'orario di lavoro: "Si devono rispettare le regole Ue e non cercare scappatoie con straordinari utilizzati come strumento di programmazione ordinaria dei turni e che sono l'unica voce economica a essere aumentata negli anni. No - conclude - anche all'utilizzo di deroghe sugli orari di legge per far fronte alle carenze di personale".

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