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Cgia, tra sgravi e detrazioni c'è un possibile tesoretto da 142 mld

Professione Redazione DottNet | 04/02/2018 14:31

Potrebbe diventare una preda per i partiti per pensioni, fisco e reddito di cittadinanza

Gli effetti delle detrazioni, delle deduzioni fiscali, delle cedolari secche e dei crediti di imposta che riducono il prelievo sui contribuenti italiani (le cosiddette "tax expenditures") sono 466 e costano allo Stato 54 miliardi di euro all'anno. A questo importo - segnala l'Ufficio studi della Cgia di Mestre - vanno accostate le detrazioni ai fini Irpef che interessano i lavoratori dipendenti e gli autonomi (37,8 miliardi di euro), le detrazioni per i familiari a carico (11,3 miliardi) e una serie di altre agevolazioni (aliquote Iva ridotte, Ace per le società di capitali, tassazione separata per alcune tipologie di reddito, imposte sostitutive sui redditi da capitale).

A tutte queste vanno aggiunte anche le spese fiscali relative ai tributi locali. Si tratta di misure che assicurano una riduzione del prelievo su Irap, Tari, Imu, Tasi e Tosap (tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche). Complessivamente lo sgravio riferito alle tasse locali ammonta a 38,7 miliardi di euro all'anno. Per il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia, Paolo Zabeo, "questo tesoretto, costituito in linea generale da oltre 142 miliardi, è finito nel mirino delle promesse elettorali presentate in questi giorni dai big della politica nazionale. La riduzione delle tasse, l'aumento delle pensioni minime o l'introduzione del reddito di cittadinanza potrebbero essere in gran parte realizzate attraverso una sforbiciata a queste agevolazioni che, quasi sicuramente, andranno però a penalizzare chi oggi beneficia di queste misure".

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Concentrando l'attenzione solo sulle misure strettamente riconducibili alla voce 'tax expenditures', di queste 466 agevolazioni, le prime 20 incidono sul totale della spesa (pari a 54 miliardi all'anno) per il 75,6%. Ciò vuol dire che la spesa per questo pacchetto di interventi agevolativi è fortemente concentrato su poche voci che potrebbero essere le prime a subire una contrazione. "Che sia necessario disboscare questa giungla di misure agevolative è fuori discussione - conclude Zabeo - è altresì importante non buttare via il bambino con l'acqua sporca. Non vorremmo, infatti, che a pagare il conto fosse ancora una volta il ceto medio che, rispetto alle altre, è stata la fascia sociale più colpita dalla crisi di questi ultimi 10 anni".

La Cgia torna anche a ribadire come sia "verosimile ipotizzare - afferma il segretario Renato Mason - che con meno tasse da pagare, si registrerebbe una decisa emersione di base imponibile tale da consentire al nostro fisco di concentrare le attività di contrasto nei confronti dei comportamenti fiscali più insidiosi. Infine, è auspicabile che la riduzione del costo del lavoro sui neoassunti con un contratto a tempo indeterminato introdotta in questi ultimi anni diventi strutturale".

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