Con le nuove cure è possibile una riduzione del 40%
In Italia la schizofrenia fa 2500 morti l'anno, ma con farmaci più moderni la mortalità può calare del 40%. Lo hanno affermato gli esperti durante il congresso "Esiti in psichiatria: qualità e quantità di vita", di Bormio. L'aspettativa di vita di un paziente affetto dalla malattia è ancora oggi di 15-20 anni inferiore rispetto alla popolazione generale. L'effetto benefico del trattamento antipsicotico sulla mortalità, sia quella per cause naturali che per suicidio, arriva da un recentissimo studio prospettico pubblicato su Schizophrenia Research, condotto al Karolinska Institute di Stoccolma su 29 mila pazienti seguiti per 5-7 anni.
Questo lavoro dimostra che la mortalità risulta del 40% inferiore nei pazienti che sono in cura con antipsicotici rispetto a quelli che non lo sono, e che l'uso dei farmaci antipsicotici di nuova generazione, in formulazione intramuscolare a lunga durata d'azione, diminuisce il rischio di morte del 30% rispetto all'uso orale dello stesso farmaco. "L'estrapolazione di questi risultati, spiega Bernardo Carpiniello, presidente della Società Italiana di Psichiatria e direttore della Unità Operativa Complessa di Psichiatria della Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari - porta alla stima di una riduzione del 10% del rischio assoluto di mortalità, se esteso ad un intervallo di tempo di 15-20 anni". La malattia, sottolineano gli esperti, è una delle poche che ha avuto un aumento della mortalità negli ultimi anni. "Lo studio - aggiunge Claudio Mencacci, presidente del convegno - dimostra come oggi sia possibile non solo compensare la sintomatologia della schizofrenia e promuovere la 'recovery' dei pazienti, migliorando la loro qualità di vita e quella dei familiari, ma anche allungare l'aspettativa di vita degli stessi, un traguardo sino a pochi anni orsono ritenuto irraggiungibile"
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