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Verifiche fiscali: previste in aumento nel 2018. Così i controlli

Professione Redazione DottNet | 12/04/2018 21:01

Saranno verificati i Telepass, affitti, viaggi e la rinuncia al compenso

Saranno 140 mila verifiche programmate nei confronti dei professionisti, in particolare i medici, per il 2018, grosso modo la stessa cifra dello scorso anno. L'aumento è invece previsto nel 2019 e nel 2020 con un incremento dei controlli del 10 per cento.

Lo comunica la stessa Agenzia delle Entrate nell’ultimo piano degli indicatori di bilancio, definendo obiettivi importanti che segnano un’inversione di tendenza rispetto al calo del -26% degli accertamenti registrato tra il 2015 e il 2016 dalla Corte dei Conti, fermi a poco più di 100mila e poi risaliti a 142.700 l’anno scorso. Nel 2016 era stato anche evidenziato un calo della maggiore imposta accertata, dai circa 10 miliardi del 2015 ai 6,8.

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Tra gli strumenti di controllo utilizzati dal Fisco per le proprie verifiche su professionisti e piccole imprese gli  studi di settore  sembrano essere sempre meno utilizzati. In parallelo però, in termini di aderenza ai risultati del software Gerico, i professionisti superano tutte le altre tipologie di contribuenti (commercio, servizi, estrazione e manifatture). I controlli sembrano invece sempre più orientati a  ricostruire i redditi non dichiarati  utilizzando indizi come ad esempio il Telepass che fa il suo ingresso per la prima volta tra gli elementi di controllo in un’attività di accertamento fiscale. Ormai è facile verificare quali siano i reali  spostamenti  di un professionista con i viaggi che così diventano un indice attendibile di affari. Un elemento probante è anche l’agenda degli appuntamenti dove un fitto calendario di incontri potrebbe rappresentare un indicatore di prosperità. Una nota particolare poi merita il fenomeno della cosiddetta "rinuncia al compenso". In alcuni casi infatti, il professionista può svolgere  attività senza lucro, a puro scopo solidale. Quando questa pratica però diventa troppo frequente, può nascere il sospetto che nasconda casi di evasione.

Tra l’altro è stata la  Cassazione, con una sentenza dello scorso 14 marzo, a sancire che l’accertamento del fisco avviato sulla base di sospetti nati intorno al fenomeno della rinuncia al compenso, è da considerarsi assolutamente giustificato e plausibile. Occhio dunque a lavorare troppo a titolo gratuito, perché qualcuno potrebbe insospettirsi.

Da non trascurare le spese sostenute per l’affitto  dei locali dove il professionista svolge la propria attività. Così come quelle di un eventuale  mutuo  acceso per acquistare gli uffici stessi. Anche in questo caso sarà valutata la congruità della spesa periodica sostenuta per queste voci, rispetto al reddito complessivo denunciato a fine anno.

Occhio infine all’uso dei  social network: le foto di vacanze trascorse in luoghi esotici e di lusso, potrebbe segnalare al fisco infatti un tenore di vita poco in linea con la dichiarazione dei redditi.

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