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Nuova strategia contro i tumori: si cercano le cellule dormienti

Oncologia Redazione DottNet | 19/06/2018 20:05

Servirà per prevenire metastasi e recidive: si snidano dopo la chemio

Nuova strategia per combattere i tumori e snidarli dopo la chemioterapia: si cercano le cellule 'ghiro', cioè le cellule tumorali che si addormentano senza dare apparentemente segnali della loro esistenza, ma che risvegliandosi generano metastasi, provocando ricadute nella malattia. A questa nuova pagina della lotta contro i tumori, già considerata importantissima dagli esperti, è dedicato il convegno che si apre a Montreal, in Canada.

La battaglia quindi si concentra sulle cellule dormienti che si staccano da un tumore nella fase iniziale di sviluppo e viaggiano attraverso i vasi sanguigni verso nuovi siti del corpo.

Appena trovano un 'nascondiglio', queste cellule si mettono in letargo fino a quando un interruttore, ancora sconosciuto, le 'risveglia'. Solo allora iniziano a dividersi e formano un nuovo tumore. Per Ilaria Malanchi, del britannico Francis Crick Institute, che presenterà la sua ricerca in Canada, la sfida è duplice: "Bisogna capire - ha detto all'ANSA - che cosa può portare al risveglio delle cellule dormienti e da cosa dipendono per sopravvivere mentre sono in quello stato".

Ad esempio, la ricercatrice e il suo gruppo hanno scoperto che la sopravvivenza delle cellule tumorali dipende da cambiamenti indotti nelle cellule del tessuto normale che le circondano e che diventano parte integrante della crescita del tumore. Scovare le cellule silenti, "è un cambiamento importante del nostro approccio" ha rilevato Fabrizio d'Adda di Fagagna, dell'Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (Ifom) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Dopo aver controllato il tumore iniziale, cioè quello primario, ha aggiunto "ci permette di andare al livello successivo, cioè controllare gli eventi secondari scatenati da queste cellule".

Le cellule tumorali dormienti, secondo i ricercatori, sono la fonte della rinascita dei tumori osservata in molte persone il cui trattamento iniziale, apparentemente positivo, aveva alimentato speranze di guarigione. "I pazienti con dei tumori primari di tipo più aggressivo e che quindi hanno rilasciato molte cellule - ha osservato Malanchi - possono sviluppare metastasi dopo molti anni dalla rimozione del tumore". In tali casi, "è chiaro che ci sono cellule che devono aver lasciato il tumore primario quando era presente, stabilendosi in un organo secondario e restando inattive per tanto tempo".

I farmaci attuali, che prendono di mira le cellule tumorali che si dividono rapidamente, non prendono queste cellule silenti: "Il fatto che le cellule dormienti non sono attive - ha spiegato Malanchi - le rende totalmente immuni da qualunque tipo di trattamento". La scommessa è quindi identificarle e neutralizzarle prima che possano dare origine a nuovi tumori. A tal fine si stanno sperimentando marcatori fluorescenti per etichettare le cellule dei tumori in modo da rintracciare poi quelle silenti. E si sta provando a identificare quelle dormienti utilizzando specifiche sequenze di Dna. Una volta identificate le cellule silenti, bisognerà individuare i fattori che inducono il letargo e anche quelli che le risvegliano e a quel punto si potranno studiare le strategie per eliminarle o per impedire che si risveglino.

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