Studio Gimbe, incide per un terzo la scelta dei farmaci di marca
Ammonta a poco meno di 3 miliardi di euro la quota incassata dalle Regioni nel solo 2017 per i ticket sanitari, tra farmaci e prestazioni specialistiche. Il 'paradosso' è che un terzo di questa cifra è pagato "per scelta dai cittadini". E' quanto emerge dal rapporto dell'Osservatorio Gimbe che ha analizzato le differenze regionali sulla compartecipazione alla spesa. Nel 2017 le Regioni hanno incassato per i ticket quasi 2.900 milioni di euro che corrispondono ad una quota pro-capite di 47,6 euro: in particolare, 1.549 milioni di euro (25,5 euro pro-capite) sono relativi ai farmaci e 1.336,6 milioni di euro (22,1 euro pro-capite) alle prestazioni di specialistica ambulatoriale.
Nel periodo 2014-2017 si è ridotta la spesa per i ticket sulle prestazioni (-7,7%) ed è aumentata quella per i ticket sui farmaci (+7,9%).
E' aumentata del 20%, nel periodo tra il 2013 e il 2017, la quota da pagare in più per i farmaci di marca. In dettaglio, dei 1.549 milioni di euro sborsati dai cittadini per il ticket sui farmaci, meno di un terzo sono della quota fissa per ricetta (498,4 milioni pari a 8,2 euro pro-capite), mentre i rimanenti 1.049,6 milioni (17,3 euro pro-capite) sono imputabili alla scarsa diffusione in Italia dei farmaci equivalenti.
Rispetto alla quota fissa per ricetta (non prevista da Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia), il range varia da 18,3 euro pro-capite della Valle d'Aosta a 0,5 euro del Piemonte. La quota differenziale per la scelta del farmaco di marca, invece, oscilla da 22,9 euro pro-capite del Lazio a 10,5 euro della Provincia di Bolzano. Tutte le Regioni sopra la media nazionale sono del centro-sud: oltre al già citato Lazio, Sicilia (22,1 euro pro-capite), Calabria (21,2) Basilicata (21,2), Campania (20,9), Puglia (20,7), Molise (20,3), Abruzzo (19,5), Umbria (19,5) e Marche (18,2).
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