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I medici del Servizio sanitario nazionale possono lavorare fino a 70 anni

Previdenza Redazione DottNet | 24/09/2018 20:04

Dalla possibilità sono esclusi i primari che però possono presentare istanza

I dirigenti medici e del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale possono lavorare fino a 70 anni, anche se è stato raggiunto il diritto alla pensione. Lo conferma la Circolare della Funzione Pubblica 2/2015, si legge sul sito PensioniOggi.it: l'abolizione del trattenimento in servizio  del personale nel pubblico impiego (operata dal decreto legge 90/2014) non ha, infatti, coinvolto la normativa speciale prevista dall'articolo 15-nonies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, come modificato dall'articolo 22 della legge 4 novembre 2010, n. 183 (il cd.

collegato lavoro) che riguarda, in modo specifico, i dirigenti medici e del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale. 

Continua quindi a valere per tutti i dirigenti medici e del ruolo sanitario la possibilità, previa istanza, di permanere in servizio oltre il 65° anno di età per raggiungere i 40 anni di servizio effettivo, purché non sia superato il limite dei 70 anni di età. L'amministrazione, ricordiamo, potrà accordare tale prosecuzione a patto che la permanenza in servizio non dia luogo ad un aumento del numero dei dirigenti.

E' utile ricordare che nella nozione di servizio effettivo sono da ricomprendere tutte le attività lavorative effettivamente rese sia nei confronti dell'amministrazione di appartenenza sia nei confronti dello Stato (quindi con l'inclusione della contribuzione derivante dal servizio militare). Esclusi invece gli anni valorizzati attraverso il riscatto degli studi. Può quindi capitare che sia stato raggiunto il diritto alla pensione anticipata ma non ancora il 40° anno di servizio effettivo.

I limiti

L'unico limite alla prosecuzione del rapporto di lavoro, introdotta dal decreto legge 90/2014, riguarda i dirigenti medici e del ruolo sanitario ai quali non è affidata la responsabilità di struttura complessa (cioè i primari). In tale circostanza la volontà dell'interessato di vedersi riconosciuto il trattenimento in servizio alle condizioni sopra esposte, può essere compressa dall'esigenza dell'amministrazione di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro una volta maturati i requisiti contributivi per l'accesso alla pensione anticipata (42 anni e 10 mesi gli uomini e 41 ani e 10 mesi le donne), purchè in ogni caso non prima del compimento del 65° anno di età.   

Questi medici possono comunque presentare istanza di proseguire il rapporto di lavoro fino al compimento del quarantesimo anno di servizio effettivo (sempre che tale prosecuzione non comporti un aumento del numero dei dirigenti). L'amministrazione potrà tuttavia non accogliere l'istanza stessa ove decida di procedere alla risoluzione del rapporto di lavoro, anche in relazione ai criteri adottati per l'utilizzo della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, tenendo presenti le esigenze organizzative e funzionali e rispettando la parità di trattamento, anche per evitare l'indebita lesione dell'affidamento degli interessati.

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