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Quota B ENPAM: 2018 ultimo atto

Previdenza Redazione DottNet | 31/10/2018 17:10

Come prevedibile, si è scatenata la corsa al pagamento del contributo proporzionale al reddito libero professionale prodotto nell’anno 2017.

Il prossimo 31 ottobre (non sono previste proroghe) scadrà sia il termine per il pagamento in unica soluzione sia (nel caso di rateizzazione) quello del pagamento della prima rata.

Facile immaginare che in questi giorni sarà molto difficile parlare con il Servizio Accoglienza Telefonica dell’Enpam, sia per chi vorrà segnalare problemi tecnici (Mav errato o non pervenuto, importo non corrispondente al conteggio, ecc.) sia per quanti (titolari del diritto alla contribuzione ridotta) si lamenteranno ancora una volta (dopo averlo magari già fatto in sede di denuncia) dell’aumento dell’aliquota per la contribuzione ridotta, passata dal 2% all’8,25% per la maggior parte dei contribuenti.

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Com’è noto, il 2% può essere versato soltanto dagli iscritti al corso di formazione in medicina generale ovvero dagli ospedalieri con attività intra moenia. Per cercare di aggirare l’aumento del balzello, molti stanno pensando a varie soluzioni. Ad esempio: il dipendente di una casa di cura (o di una struttura comunque accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale) con attività libero professionale all’interno della stessa deve pagare il 2% oppure il 12,50%?

Va innanzitutto premesso che la presenza, anche minima, di reddito da attività intramuraria, consente di applicare l’aliquota del 2% anche su tutto il reddito, magari molto più consistente, proveniente dall’attività libero professionale pura. Questo perché l’Enpam, all’atto dei controlli con l’anagrafe tributaria, non ha la possibilità di distinguere fra le diverse tipologie di reddito inserite, in sede fiscale, all’atto della denuncia. Per quanti vogliono ricorrere a questo sistema, basta vedere se nella Certificazione Unica dei redditi da lavoro dipendente 2017 è avvalorato il punto 4; se la risposta è affermativa, si può ancora utilizzare l’aliquota del 2%.

Altro problema è che con l’8,25 per cento l’importo dovuto in alcuni casi è diventato esorbitante. Qualcuno vorrebbe rateizzare ma non è più possibile, perché l’ultima proroga a tale scopo è scaduta il 23 settembre scorso, quindi a stretto rigore il pagamento può avvenire soltanto in unica soluzione. Peraltro, la domanda di rateizzazione presentata adesso varrà solo per il prossimo anno.

Escamotage possibili? Gli Uffici suggeriscono di presentare subito una richiesta di rateazione per il 2019 e, immediatamente dopo, un’istanza per avere la rateazione immediata. In questo caso, l’importo verrà suddiviso dagli Uffici in cinque rate, delle quali le prime due dovranno essere versate entro il 31 dicembre e le altre tre, maggiorate dell’interesse di dilazione al tasso dello 0,3%, a febbraio, aprile e giugno 2019.

Altra soluzione, ancora più semplice, è quella di saltare la scadenza del 31 ottobre, mettere insieme i soldi che mancano, e versare il tutto entro 90 giorni (cioè entro il 29 gennaio 2019). In questo caso, gli Uffici liquideranno in separata sede soltanto una sanzione irrisoria, pari all’1% del dovuto.

Comunque, qualche disfunzione, anche da parte Enpam, non è mancata. Ad esempio, molti iscritti con la domiciliazione bancaria, volevano avere il dettaglio del dovuto o della rateazione, per verificare se sul loro conto corrente ci fosse una giacenza sufficiente. Ma i Sistemi Informativi della Fondazione, fino al 23/10 non avevano ancora comunicato l’importo delle singole rate. Inoltre i bollettini cartacei sono cominciati ad arrivare al domicilio degli interessati intorno al 15 ottobre, completi del dettaglio del calcolo del dovuto, ma fino al 23 ottobre questo dettaglio (per contestare eventuali errori) non era ancora consultabile sull’Area Riservata degli iscritti.

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