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Riscatto laurea medici: quando conviene e i conteggi

Previdenza Redazione DottNet | 14/12/2018 16:02

I costi da affrontare e i vantaggi per le diverse posizioni

Dopo essercene più volte occupati in passato, torniamo a parlare dei riscatti degli anni di laurea per medici ed odontoiatri, un argomento molto sensibile di questi tempi in cui il tema delle pensioni è ritornato in primo piano. In effetti attraverso il riscatto di laurea molti medici possono agganciare il requisito per la pensione anticipata, che tra breve potrebbe richiedere una posizione contributiva di soli 38 anni.

Il sottosegretario al Welfare ha recentemente chiarito che, contrariamente a quanto riportato da diverse fonti giornalistiche, il valore del riscatto della laurea non sarà disinnescato all’interno della Quota 100.

Questo significa che ai fini del raggiungimento dei 38 anni non varranno soltanto due o tre anni, ma l’intero corso di laurea di 6 anni. Insomma, basteranno i 6 anni di laurea e 32 anni di servizio, congiunti ai 62 anni di età anagrafica per poter avere diritto alla pensione di anzianità.

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E in questo ambito i medici e gli odontoiatri non dovrebbero avere nulla da temere dal divieto di cumulo fra pensione e lavoro per i cinque anni successivi al pensionamento: certo, i dipendenti non potranno farsi riassumere dall’ospedale o dalla casa di cura, né intrattenervi rapporti di collaborazione strutturata, ma trattandosi di soggetti iscritti all’Albo, potranno tranquillamente esercitare – se vorranno – la libera professione, emettendo fattura e contribuendo alla "Quota B" dell’Enpam. 

Le brutte notizie, invece, vengono dal versante del cumulo contributivo: sembra infatti che le Casse dei professionisti (tra cui l’Enpam) siano riuscite a strappare al Governo l’assicurazione che non saranno coinvolte dalla prossima Quota 100 in sede di cumulo. Quindi il riscatto degli anni di laurea effettuato all’Enpam non sarà utile per raggiungere la Quota 100, cioè i 38 anni di contributi, ma soltanto per conseguire i requisiti della Legge Fornero, cioè i 42 anni e 10 mesi, che dovrebbero essere confermati anche per il 2019.

Il riscatto degli anni di laurea presso l’Enpam è un’opzione che, nonostante il costo spesso piuttosto ingente, può risultare conveniente sfruttando al meglio il beneficio fiscale. Dal 20 settembre 2017 il costo dei riscatti è stato allineato ai più recenti valori relativi all’aspettativa di vita, e ciò ha comportato un incremento dell’onere compreso fra il 50 e l’80% rispetto al precedente regime. Tuttavia pagare anche 15 o 20 mila euro per un anno di riscatto può valere la pena se consente di agganciare la pensione cinque o sei anni prima, migliorando anche l’entità del trattamento.

E questo specie se si considera la deducibilità integrale dei versamenti effettuati a tale titolo. Tanto per avere un’idea, se un soggetto che supera i 75.000 euro di reddito (con aliquota marginale del 43% oltre ad almeno un 3% aggiuntivo fra addizionali regionale e comunale), versa 10.000 euro di riscatto laurea, nella successiva denuncia dei redditi gliene ritornano 4.600, cioè quasi la metà. Ecco perché occorre giocarsi molto bene la carta del pagamento a rate (la massima rateazione è pari ad una volta e mezzo il periodo riscattato) per massimizzare il beneficio fiscale nel tempo.

Fare domanda di riscatto all’Enpam, oltretutto, è molto semplice, perché la richiesta, oltre che con il modulo cartaceo presente sul sito della Fondazione, può essere effettuata anche online dall’Area Riservata. La relativa proposta non è impegnativa e può essere lasciata tranquillamente decadere se nel frattempo sopraggiungono altre esigenze economiche. Al contrario, la presentazione della domanda, anche senza che sia arrivata una proposta ufficiale, può essere la base per un versamento in acconto che, se effettuato entro il 31 dicembre, potrà essere dedotto già il prossimo anno.

Importante infine ricordare che per i riscatti di laurea all’Enpam è richiesta un’anzianità contributiva alla gestione di riferimento di almeno 10 anni.

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