Terapia contro la depressione e le patologie neuropsichiatriche
Inserire la stimolazione elettromagnetica cerebrale non invasiva per il trattamento delle patologie neuropsichiatriche, in primis la depressione, nei Livelli essenziali di assistenza. Consentendo a tutti i pazienti che ne hanno bisogno, soprattutto quelli che non possono prendere farmaci, di usufruire gratuitamente di questa tecnica che consiste nel sottoporre il cervello a scosse elettriche controllate. E' la proposta discussa oggi alla conferenza 'Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva per il trattamento delle patologie neuropsichiatriche', che si è tenuta a Roma alla Camera dei deputati. Il nostro cervello funziona trasformando segnali elettrici in segnali chimici e viceversa. In molte malattie neuropsichiatriche questi meccanismi possono essere danneggiati in maniera più o meno grave.
L' approccio terapeutico standard è basato sull' impiego di farmaci che modulano l' attività dei neurotrasmettitori con l' obiettivo di ripristinarne il livello fisiologico.
L' inserimento di questo sistema dei Lea "potrebbe comunque essere progressivo, partendo dalle applicazioni con evidenze ormai solide - evidenzia il neurologo - fino alle terapia ancora oggetto di sperimentazione. E anche limitando per ora l' uso in particolari categorie di pazienti, in primis quelli che non possono utilizzare farmaci, come le donne in gravidanza e post parto o i cardiopatici. E alla conferenza di oggi abbiamo osservato una convergenza di vedute su questo tema sia da parte delle società scientifiche, sia dei centri università, che della politica". Al Campus Biomedico sono partiti proprio oggi due nuovi studi con fondi privati sulla stimolazione magnetica transcranica:
"Uno, finanziato dalla Fondazione 'Nicola Irti' per le opere di carità e di cultura, sulle donne con depressione post partum, in tutto 40, che saranno reclutate al Policlinico Tor Vergata e trattate al Campus; l' altro su 40 persone con sclerosi laterale amiotrofica (Sla), finanziato dalla famiglia Danile, che sfrutterà un dispositivo non elettrico utilizzabile al domicilio del paziente. I primi risultati indicano che alcuni pazienti colpiti da questa terribile malattia neurodegenerativa hanno potuto riprendere ad alimentarsi".
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