Ma pochi pazienti vengono avvertiti del rischio dai medici
A seconda del tipo di chemio e radioterapia, dall'1% al 25% dei malati di cancro può sviluppare problemi al cuore a causa dei trattamenti oncologici. Un rischio però di cui i pazienti spesso non vengono informati dai medici. Il problema è stato presentato dai ricercatori australiani della Flinders university al congresso della Società europea di cardiologia in corso a Milano.
I problemi cardiaci causati dei trattamenti oncologici possono presentarsi anche 20 anni dopo dalla loro fine. "Il rischio dipende anche da altri fattori di pericolo cardiovascolari, come il fumo e l'obesità - sottolinea il ricercatore Robyn Clark - Un miglior monitoraggio del cuore e degli interventi prima, durante e dopo la terapia può prevenire, o ridurre l'impatto della tossicità dei farmaci di radio e chemioterapia per il cuore".
Quasi il 40% era sovrappeso o obeso, il 41% fumatore o ex-fumatore, il 24% consumava regolarmente alcol, il 48% soffriva di ipertensione e il 26% di diabete. Per un sottogruppo di pazienti, sono stati confrontati i dati prima e dopo la pubblicazione nel 2012 delle linee guida della Società europea di oncologia medica, osservando che i pazienti inviati ad un cardiologo prima della chemioterapia erano saliti dallo 0 al 23%, e che l'esecuzione di un ecocardiogramma era passata dal 57% al 77%. I pazienti, secondo le raccomandazioni della Società europea di cardiologia, andrebbero informati dei rischi per il cuore prima di iniziare il trattamento, in modo da smettere di fumare, mangiare sano, fare esercizi, controllare il peso e segnalare segni o sintomi di problemi cardiovascolari.
E' il nuovo approccio messo a punto da un gruppo di ricerca guidato dall'Università della California a San Francisco e i cui risultati, pubblicati sulla rivista Nature Biotechnology
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