"In questo momento sulla Car T c'è grande enfasi, ma mi sembra che si stia rendendo una terapia che è per pochi casi particolari un problema generale"
Prima di introdurre le nuove terapie oncologiche, come la Car T, servono prudenza e test accurati di efficacia. Lo ha ricordato Silvio Garattini, presidente dell'Istituto Mario Negri di Milano durante una lezione su 'l'appropriatezza nell'impiego dei farmaci', all'inaugurazione del Master Sepsi in Chirurgia della Cattolica di Roma.
"Ci dovrebbe essere una presa di coscienza da parte degli oncologi nel reclamare che i farmaci siano a disposizione quando ci sono le evidenze - ha sottolineato Garattini -. Molti vengono messi in commercio quando non si sa ancora se allungano la vita. Capisco far arrivare il prima possibile il farmaco al paziente, ma non bisogna confondere questo con le pressioni del mercato. In questo momento sulla Car T c'è grande enfasi, ma mi sembra che si stia rendendo una terapia che è per pochi casi particolari un problema generale. Serve un atteggiamento prudente". Più in generale, ha sottolineato Garattini, in Italia si spende al momento troppo per i farmaci e ce ne sono troppi, oltre 10mila, in circolazione. "Il sistema attuale è basato sul mercato, servirebbero più studi indipendenti per capire quali sono veramente efficaci".
Proprio l'abuso di farmaci, segnatamente degli antibiotici, è una delle cause dell'aumento dei casi di sepsi, di cui l'Italia conta il 30% di tutte le morti nei 28 Paesi Ue. ''Vi sono diverse ragioni che possono spiegare questo aumento - afferma Gabriele Sganga, direttore del master -. Parecchie sono da imputare, paradossalmente, al progresso della medicina: a cominciare dall'uso delle terapie intensive o più banalmente alle pratiche di trapianto che richiedono lunghe terapie immunosoppressive che possono favorire infezioni e provocare conseguenze gravi. Poi naturalmente la popolazione che invecchia e l'aumento di resistenze agli antibiotici. La gran parte dei casi di infezioni chirurgiche si verifica in pazienti ospedalizzati e debilitati, più facilmente attaccabili da agenti infettivi anche gravi e multiresistenti".
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