Verificare che il medicinale avesse effettivamente quell' effetto avrebbe richiesto costosi test clinici: per questo motivo Pfizer ha deciso di non condurre ulteriori indagini
Nel 2015 un team di ricercatori Pfizer ha fatto una scoperta sorprendente: il farmaco di gran successo contro l' artrite reumatoide Enbrel*(etanercept), un potente antinfiammatorio, sembrava ridurre il rischio di Alzheimer del 64%.
La scienza è stata l' unico fattore determinante la decisione, ha detto il portavoce Ed Harnaga: la pubblicazione delle informazioni avrebbe potuto portato fuori strada gli scienziati. Ma alcuni ricercatori esterni non sono d' accordo con la valutazione di Pfizer secondo cui studiare il potenziale di Enbrel nella prevenzione dell' Alzheimer sarebbe stato un vicolo cieco scientifico. Piuttosto, sostengono, avrebbe potuto contenere importanti indizi per combattere la malattia e rallentare il declino cognitivo nelle sue prime fasi. "Certo, Pfizer dovrebbe rendere pubblici i risultati", ha detto Rudolph Tanzi, ricercatore alla Harvard Medical School e al Massachusetts General Hospital. "Sarebbe utile per la comunità scientifica avere quei dati", sostiene Keenan Walker, un assistente professore di medicina presso la Johns Hopkins University, che sta studiando come l' infiammazione contribuisce all' insorgenza dell' Alzheimer. "Che si tratti di dati positivi o negativi, ci darebbero maggiori informazioni per prendere decisioni più informate". E secondo i critici il colosso americano, che nel 2018 ha dismesso la sua divisione Neurologia, non avrebbe investito in questa ricerca perché si tratta di un farmaco il cui brevetto è da poco scaduto.
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