Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Diabetologia
Essere alti potrebbe proteggere dal diabete di tipo 2, al contrario, la bassa statura si associa a maggior rischio di soffrirne. Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Diabetologia (il giornale della European Association for the Study of Diabetes) e condotto da Clemens Wittenbecher e Matthias Schulze, dell'Istituto Tedesco di Nutrizione Umana Potsdam-Rehbruecke. È emerso che ogni 10cm di differenza in altezza si associano con un rischio diabete ridotto del 41% nei maschi e del 33% ridotto nelle femmine.
L'associazione tra altezza e rischio diabete è più forte per le persone di peso normale: in questo caso ogni 10 cm in più di altezza il rischio diabete si riduce dell'86% nei maschi e del 67% nelle femmine.
Secondo gli epidemiologi la bassa statura può essere considerata un campanello d'allarme per il rischio diabete, ma, spiegano, l'essere bassi si associa alla malattia solo in modo indiretto, e cioè a causa di fattori di rischio cardiometabolici, come ad esempio l'accumulo di grasso nel fegato che sembra maggiore nelle persone di bassa statura. "Non è la prima volta che viene individuata l'associazione tra altezza e rischio diabete - sottolinea in un'intervista all'ANSA Francesco Purrello dell'Università di Catania e Presidente della Società italiana di Diabetologia (SID) - ma questo studio merita attenzione per la metodologia utilizzata e per la rivista prestigiosa che lo pubblica".
"I risvolti pratici di questa osservazione - fa notare Purrello - sono che il monitoraggio dei principali fattori di rischio cardiometabolico deve essere ancora più frequente e più attento nelle persone di bassa statura. Inoltre viene confermato che l'accumulo di grasso nel fegato (steatosi epatica) non deve più essere sottovalutato come fattore di rischio per lo sviluppo di malattie metaboliche come il diabete". Peraltro, la steatosi epatica, a differenza dell'altezza, è un fattore modificabile ad esempio adottando stili di vita e alimentazione sani, e su questo, così come su altri fattori di rischio cardiovascolare modificabili come glicemia, pressione arteriosa e livelli di colesterolo LDL punto bisogna rivolgere la massima attenzione, conclude Purrello.
fonte: Diabetologia
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