Gli errori nelle prescrizioni costano circa 42 miliardi di dollari all'anno in tutto il mondo
Dall'intervento non eseguito in modo corretto alla prescrizione di una terapia sbagliata: oltre 134 milioni di pazienti nel mondo, in particolare nei paesi meno ricchi, vengono danneggiati ogni anno a causa di cure sanitarie non sicure, e 2,6 milioni muoiono per questo, ovvero 5 persone ogni minuto che passa. Ma la maggior parte di queste morti sono evitabili. A lanciare l'allarme è l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che il 17 settembre ha celebrerato la prima Giornata Mondiale per la Sicurezza dei Pazienti, con l'obiettivo di sollecitare "azioni urgenti per ridurre i danni". E, mentre in tutto il mondo ci si prepara a illuminare i monumenti per l'occasione, in Italia si torna a parlare del rischio clinico e di quanto manca per poter tradurre in pratica la legge ad hoc approvata due anni fa.
"Nessuno dovrebbe essere danneggiato mentre riceve assistenza sanitaria", è l'appello di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms. Eppure, i numeri dicono altro. In particolare, nel 40% dei casi riportati, i danni sono legati alla diagnosi o alla terapia nell'ambito delle cure primarie e ambulatoriali.
Per l'occasione, il Ministero della Salute ha organizzato anche un workshop per fare il punto sulla gestione del rischio clinico e su quanto si è fatto finora per prevenire gli errori evitabili. Proprio a questo scopo è stata approvata infatti nel nostro Paese, dopo un lungo lavoro parlamentare, la legge 24/2017 sul rischio clinico e la responsabilità del personale sanitario. Atteso da anni, il provvedimento è stato dettato dalla necessità di far fronte al contenzioso giudiziario per malpractice e di contrastare la 'medicina difensiva', ovvero la tendenza a prescrivere più farmaci ed esami clinici del necessario. La legge prevede assicurazioni per strutture pubbliche e private, un preciso iter per l'individuazione di linee guida a cui i professionisti devono attenersi e una regolamentazione della gestione del rischio clinico nelle aziende sanitarie. Tuttavia, resta ancora da applicare a causa della mancanza di decreti attuativi. Un problema sollevato di recente dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), che ha chiesto al ministro Roberto Speranza "di aprire un tavolo tecnico di confronto insieme ai professionisti della Salute".
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