Lo rivela uno studio di Hana Kahleova del Physicians Committee for Responsible Medicine di Washington DC
Una dieta vegana non 'a vita', bensì per soli 4 mesi , può potenziare la flora intestinale e m igliorare peso e composizione corporea, oltre al controllo della glicemia. E' quanto afferma una nuova ricerca presentata al congresso annuale dell' Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) in corso a Barcellona. Lo studio è di Hana Kahleova del Physicians Committee for Responsible Medicine di Washington DC (Usa). Il microbiota intestinale svolge un ruolo importante nella regolazione del peso, nello sviluppo della sindrome metabolica e del diabete di tipo 2.
Ebbene, effettivamente al termine dell' indagine il peso corporeo si è ridotto in modo significativo nel gruppo vegano (in media -5,8 kg), in particolare a causa di un calo della massa grassa (in media -3,9 kg) e del grasso viscerale. Anche la sensibilità all' insulina è aumentata significativamente in questo campione. Nel gruppo 'vegan' è aumentata anche la quantità del batterio Faecalibacterium prausnitzii (+4,8%), un elemento che è associato a riduzione del peso corporeo, della massa grassa e del grasso viscerale. Più presente nell' intestino di questo campione anche il Bacteoides fragilis (+19,5%), cosa che contribuisce a ridurre peso corporeo, massa grassa e grasso viscerale e che aumenta la sensibilità all' insulina. Gli autori concludono: "Un intervento dietetico vegano a basso contenuto di grassi di 16 settimane ha indotto cambiamenti" positivi. Tuttavia, riconoscono che "saranno necessari ulteriori approfondimenti per capire quale sia l' effetto reale della dieta vegana rispetto a quelli indotti dalla semplice restrizione delle calorie. Questa - commentano - è un' area di ricerca affascinante e speriamo di poter presentare nuovi dati alla riunione dell' Easd del 2020".
Positività 0,97% e 2,8%, ma va confermata. Verso il test nazionale
Nicola Zeni, presidente FID: “Proseguire con l’attuazione della Legge 130/2023 in tutto il Paese. Gli screening salvano vite e sono un prezioso boost per la ricerca”
È il risultato di uno studio clinico condotto da ricercatori dell'Università di Toronto
Sostenibilità, equità, qualità, innovazione e armonizzazione le parole chiave del nuovo paradigma di approvvigionamento dei device per il diabete
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
Commenti