Canali Minisiti ECM

Con la pillola contraccettiva più rischio diabete

Diabetologia Redazione DottNet | 17/09/2019 13:08

Mentre pubertà e menopausa tardive abbassano probabilità

L'uso della pillola contraccettiva e cicli mestruali più lunghi sono associati ad un maggiore rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, mentre pubertà e menopausa tardive sono associate ad un minor rischio.   Lo evidenzia uno studio dell'Hospital Havicenne Bobigny in Francia, presentato al 55/o congresso dell'associazione europea per lo studio del diabete Easd. I dati, affermano i ricercatori, suggeriscono infatti che una più lunga esposizione agli ormoni sessuali, ma in un periodo più tardo della vita, possa ridurre il rischio di diabete.

Lo studio ha considerato un campione di 83.799 donne francesi, monitorate dal 1992 al 2014 anche utilizzando modelli computerizzati per la rilevazione di diversi fattori di rischio.  I ricercatori hanno così potuto osservare che una maggiore età al momento della pubertà (ovvero un'età maggiore di 14 anni contro 12 anni) riduceva il rischio di diabete 2 del 12%, mentre un'età maggiore alla menopausa (52 anni contro 47) riduceva il rischio del 30%. Anche l'allattamento al seno è associato con una riduzione del rischio pari al 10%. Inoltre, un maggior numero di cicli mestruali nel corso della vita (ovvero più di 470 contro 390) era associato ad una riduzione del rischio del 25% ed una maggiore durata dell'esposizione agli ormoni sessuali (più di 38 anni contro 31) era associato ad una riduzione del rischio di sviluppare la malattia del 34%. Al contrario, l'uso della pillola contraccettiva, almeno una volta nella vita rispetto al non averla mai utilizzata, era associato ad un maggior rischio pari al 33% di sviluppare il diabete 2 ed un maggiore lasso di tempo tra i cicli mestruali (32 giorni contro 24) era associato ad un maggior rischio del 23%.

pubblicità

Secondo gli autori dello studio, sembrerebbe dunque che una più lunga esposizione agli ormoni sessuali, ma più tardi nella vita, possa ridurre il rischio di sviluppare il diabete 2 indipendentemente da altri fattori di rischio. Inoltre, avvertono, il rischio indotto dalla pillola contraccettiva dovrebbe condurre ad una valutazione personalizzata per le giovani donne con più probabilità di sviluppare il diabete 2, come ad esempio quelle con una storia familiare di diabete, le donne obese e quelle con sindrome da ovaio policistico.

fonte: ansa

Commenti

I Correlati

Applicazione rivoluzionaria proposta dal Centro di Ricerca Interdipartimentale sulla Gestione e l’Innovazione in Sanità

Determinante il contributo della ricerca italiana all’introduzione di questi nuovi criteri, molto più sensibili dei precedenti

Un Manifesto traccia le linee di intervento: dare priorità all’obesità come malattia non trasmissibile, costruire l’alfabetizzazione sanitaria, ottimizzare le strategie di prevenzione, migliorare i servizi alla persona

Gli esperti commentano come le terapie con tecnologie ad alta frequenza riducono in media il dolore nei pazienti dell’80%

Ti potrebbero interessare

Applicazione rivoluzionaria proposta dal Centro di Ricerca Interdipartimentale sulla Gestione e l’Innovazione in Sanità

"E' giunta l’ora di dover considerare la insulino resistenza/iperinsulinemia come un fattore di rischio indipendente e, come tale, screenarlo nella popolazione generale"

Determinante il contributo della ricerca italiana all’introduzione di questi nuovi criteri, molto più sensibili dei precedenti

Gli esperti commentano come le terapie con tecnologie ad alta frequenza riducono in media il dolore nei pazienti dell’80%

Ultime News

Una recente pronuncia della Corte di Giustizia Europea (C-218/22 del 18 gennaio 2024) apre una breccia nel muro dell’impossibilità di monetizzazione delle ferie

Il nuovo Nomenclatore di specialistica ambulatoriale bloccherà l'abbattimento delle liste di attesa, con una drammatica ripercussione sui 36mila posti di lavoro

Obiettivo della Strategia: arginare “l’epidemia” delle patologie del cervello nel nostro Paese. Il Ministro Schillaci apre l’evento “One Brain, One Health”

Lo rivela uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Tromsø