Per la maggior parte dei casi si individuano solo con i test
In un caso su 4 nei malati Hiv ci sono disturbi di tipo cognitivo. Anche di questo si è parlato nel corso di NeuroHiv, International Meeting on Hiv Infection of the Central Nervous System, che si sta tenendo a Roma. L'appuntamento, organizzato dall'Ospedale San Raffaele di Milano e dall'Istituto Spallanzani di Roma, conta sulla presenza di ricercatori di base e clinici del panorama scientifico italiano e internazionale. "Secondo recenti studi - spiega Andrea Antinori, infettivologo, e direttore di Malattie Infettive dell'Irccs Inmi Lazzaro Spallanzani - una persona con Hiv su quattro mostra deficit di tipo cognitivo; anche se di questo 25% in due casi su tre il disturbo è di tipo asintomatico, riscontrabile quindi solo tramite appositi test".
"Solo il 2-3% dei pazienti con Hiv e con un difetto cognitivo sviluppa patologie più gravi, le cosiddette demenze, che corrispondono allo stadio più avanzato della malattia", prosegue. Gli specialisti italiani assicurano che in Italia la quasi totalità dei pazienti, ad oggi in terapia antiretrovirale, ha una viremia controllata: il 90-95% dei soggetti in cura sono in una condizione di soppressione della carica virale. Ma persistono alcuni problemi. Innanzitutto il sommerso, ossia quelle persone che non sanno di essere Hiv positive: secondo stime recenti si parla di circa 15mila persone. "Diverse le novità sul fronte clinico che emergono da questo simposio - spiega Paola Cinque, specialista in Malattie Infettive all'Ospedale San Raffaele di Milano - Innanzitutto è emerso che i problemi neurologici gravi nelle persone trattate non si vedono quasi più, e si riscontrano solo in persone sieropositive non in terapia. Invece c'è un grosso problema, quello relativo ai disordini cognitivi, che potrebbero però anche essere dovuti ad altri problemi neurologici e all'età".
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