Il provvedimento aveva toccato le pensioni oltre i 100mila euro lordi e le rivalutazioni per i vitalizi oltre i 1530 euro mensili
Il taglio sulle pensioni potrebbe subire un provvidenziale dietro front. Il 16 ottobre scorso, il Giudice unico della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Friuli- Venezia Giulia con sede in Trieste ha sciolto puntualmente la riserva, depositando ordinanza con la quale ha dichiarato non manifestamente infondate e rilevanti le questioni di legittimità costituzionale della legge di bilancio 2019 rimandando così il caso alla Consulta. Come si ricorderà lo Stato aveva stabilito per le pensioni d'oro tagli del 15 per cento per la cifra eccedente i 130mila euro e, a scaglioni, fino al 40 per cento per la parte eccedente i 500.000 euro.
Ma il conto è stato salato anche per gli altri assegni. Infatti per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione è del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo.
Il Governo è intervenuto sulle pensioni con la riduzione degli assegni alti e con il blocco delle rivalutazioni a pieno regime per gli importi che superano i 1.530 euro mensili. E proprio su quest’ultimo caso i rilievi sono anche più pesanti perché mettono in discussione le «esigenze di contenimento della spesa pubblica e dunque si dubita sulla legittimità costituzionale». Insomma i giochi si sono riaperti anche perché – secondo i legali che seguono il caso - i prelievi poiché sono limitati ad un ristretto numero di pensionati potrebbero essere del tutto ingiustificati e discriminatori.
Dal 2027 l’età pensionabile verrà aumentata automaticamente come previsto dalla legge Fornero. Il governo valuta deroghe per lavori usuranti e un aumento graduale. Ma resta il nodo delle risorse
"Un compenso insopportabile che ignora i costi fissi, che aumentano, e il ruolo cruciale del medico”
Resta da capire quale meccanismo di rivalutazione sarà applicato: se quello “pieno” o se il sistema più restrittivo introdotto dal governo Meloni nel 2023 e 2024 per contenere la spesa
Molti cercano di uscire al più presto dal rapporto di dipendenza per sfruttare da liberi professionisti le competenze acquisite o semplicemente riappropriarsi della propria vita o dei propri spazi
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
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