Colpite in particolare le giovani donne, i ceti meno abbienti, le donne migranti
Pensionamenti ordinari, quota cento e blocco delle assunzioni hanno "ridotto drasticamente i servizi offerti dai consultori pubblici", presidi di salute sempre più schiacciati tra carenza di personale e di fondi. In dieci anni 244 sedi sono state tagliate o accorpate, personale dimezzato così come i servizi offerti alla popolazione: dall'assistenza a donne incinte e neomamme a quella per le vittime di violenza. A lanciare l'allarme è la Cgil Funzione Pubblica, che chiede di invertire la rotta rispetto ai tagli subiti negli ultimi anni.
Attività di screening contro i tumori, vaccini per i bimbi più piccoli, supporto per favorire l'allattamento al seno, assistenza in caso di violenza in famiglia, educazione alla contraccezione, interruzione di gravidanza: sono solo alcune delle tante attività svolte nei consultori. Ma, dichiara Michele Vannini, segretario nazionale Fp Cgil, "a seguito dei pesanti tagli alla Sanità Pubblica subiti negli ultimi anni, i servizi che prima venivano offerti gratuitamente stanno subendo una drastica riduzione, andando a colpire in particolare giovani donne, ceti meno abbienti, donne migranti". Secondo i dati del Ministero della Salute, spiega all'ANSA Simona Ricci, dirigente Sindacale Fp Cgil Sanità, "nel 2007 erano 2.097 i consultori familiari pubblici, mentre sono 1.853 quelli censiti nel 2017.
Dalla relazione al Parlamento sulle Interruzioni Volontarie di Gravidanza, emerge che nel 2017 erano disponibili da 1 a 3 consultori familiari ogni 10.000 donne in età fertile, mentre nelle regioni del Nord-Est, in Lombardia e in Molise addirittura meno di uno". Inoltre i dati disponibili (che tengono conto del prezzo pagato dal 2009 con l'avvio del blocco del turn over, ma non ancora dell'impatto di Quota 100), non riportano l'impatto sulla carenza dell'organico e sulla fortissima riduzione degli orari di apertura al pubblico. "Non esiste - prosegue Ricci - un monitoraggio su come e quanto vengano effettuate le attività previste dai Livelli essenziali di Assistenza. Questa situazione allarmante ci viene segnalata da tutte le regioni, tranne poche eccezioni, come l'Emilia Romagna".
Ad esempio, solo il 22% di donne accede a informazioni e servizi per la contraccezione attraverso i consultori, percentuale che ci vede ultimi in Europa. I tagli subiti, prosegue Vannini, non sono solo "una piaga per l'utenza, ma anche per i pochi professionisti rimasti, sottoposti a carichi di lavoro rilevantissimi", come infermieri, ostetriche, pediatri, psicologi, assistenti sociali. "La gravissima carenza di personale non consente di svolgere le funzioni fondamentali che la Legge del 1975 che li istituiva, affida ai consultori". E questa situazione, "concorre a creare disuguaglianze, lasciando fuori dalla prevenzione e dagli screening una larga parte di popolazione". A fronte di questo, conclude "la Cgil rilancia la necessità di investire in questi servizi, prima di tutto con adeguate assunzioni di personale".
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