La pronuncia non crea "alcun obbligo di procedere a tale aiuto in campo ai medici"
Non è punibile chi aiuta al suicidio "una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". Ma a determinate condizioni, a partire da una "procedura medicalizzata". E la verifica delle condizioni richieste deve essere compiuta da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale. Così la Consulta nelle motivazioni della sentenza sul fine vita.La Corte si è pronunciata sul punto su richiesta dei giudici milanesi del processo a Marco Cappato che aveva accompagnato in Svizzera il Dj Fabo per il suicidio assistito.
La pronuncia con cui la Consulta ha escluso in determinati casi la punibilità dell'aiuto al suicidio non crea "alcun obbligo di procedere a tale aiuto in campo ai medici". Lo specifica la stessa Corte nelle motivazioni depositate oggi della sentenza sul fine vita. Pertanto "resta affidato alla coscienza del singolo medico scegliere se prestarsi o no ad esaudire la richiesta del malato".
"E' una sentenza di portata storica, che cancella, in nome della Costituzione, la concezione da Stato etico che ha ispirato il Codice penale del 1930". Lo dichiara Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni e difensore di Marco Cappato, in merito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito come, in alcune condizioni, un malato sottoposto a sofferenze insopportabili può essere aiutato a morire dal Servizio Sanitario Nazionale. "Rimane ancora un tratto di strada da compiere per il pieno rispetto della libertà e responsabilità individuale nelle scelte di fine vita. La Corte costituzionale - ha precisato Gallo - si è espressa sull'aiuto fornito a una persona (Fabiano Antoniani) che era dipendente da un trattamento sanitario che lo teneva in vita. Tuttavia lo stesso diritto deve essere riconosciuto anche ai malati che non sono attaccati a una macchina, ma che possono trovarsi in condizioni di non inferiore sofferenza e irreversibilità della malattia, come ad esempio può accadere alle persone malate di cancro".
Da questo punto di vista, un passaggio fondamentale per fare chiarezza sarà il processo in corso a Massa nei confronti di Marco Cappato e Mina Welby per la morte di Davide Trentini, la cui prossima udienza si terrà il 5 febbraio. "Come Associazione Luca Coscioni - commenta il tesoriere Marco Cappato, imputato per il suicidio assistito di Dj Fabo - ci battiamo per chiedere finalmente al Parlamento di discutere e decidere sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia, depositata oltre 6 anni fa da oltre 131mila cittadini, e da allora mai discussa".
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