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Dna modificato, fallito l'esperimento in Cina sulle gemelle

Medicina Interna Redazione DottNet | 06/12/2019 09:24

Con tecnica Crisp contro l'Hiv, generate mutazioni casuali

Non solo l'esperimento shock annunciato un anno fa dal ricercatore cinese Hi Jiankui, che ha affermato di aver fatto nascere due gemelle da embrioni geneticamente modificati con la tecnica Crispr, è eticamente inaccettabile, come hanno subito rilevato i ricercatori in tutto il mondo e persino lo stesso governo cinese, ma con molta probabilità è anche fallito. Lo si deduce dai primi stralci del manoscritto originale che Jiankui aveva inviato a due riviste scientifiche, resi noti dal sito del Mit Technology Review, che mostrano come in realtà Jiankui non ha ottenuto affatto i risultati che ha sbandierato al mondo.

L'intenzione di Jiankui, che aveva annunciato l'esperimento ad un congresso scientifico, era di conferire alle bimbe una mutazione in un gene chiamato CCR5 estremamente rara in natura, che protegge dall'infezione da Hiv.

Per farlo è stata utilizzata la tecnica Crispr, che permette un 'taglia e incolla' del Dna, sugli embrioni, che poi sono stati impiantati in una donna che ha portato a termine la gravidanza. Nel manoscritto, che fu rifiutato da Nature e Jama, il ricercatore afferma nell'abstract, il 'riassunto iniziale', di essere riuscito a riprodurre la variante nelle bimbe, chiamate Lula e Nana, e che la tecnica poteva aiutare milioni di persone a rischio di contrarre l'Aids. Dai dati contenuti nello stesso articolo, spiega però alla rivista del MitFyodor Urnov, genetista dell'università di Berkeley, emerge un'altra realtà.

  "L'affermazione di aver riprodotto la variante è uno sfacciato travisamento della verità - scrive l'esperto -, che può essere descritta solo in un modo: un falso deliberato. Lo studio mostra che il team di ricercatori invece ha fallito nel riprodurre la variante, e al suo posto hanno provocato delle altre mutazioni, il cui effetto è sconosciuto e non è stato verificato prima di iniziare la gravidanza". Il gene modificato nell'esperimento è quello giusto, spiega Urnov, ma la modifica non è quella voluta. I ricercatori cinesi scrivono anche di non aver trovato modifiche non volute nel Dna delle bimbe, ma questo poteva essere provato solo con un'analisi completa degli embrioni, che ne avrebbe comportato la distruzione. Anche la stessa giustificazione data da Jiankui all'esperimento, verificare la possibilità di creare una popolazione di donne resistenti all'Hiv, è definita "ridicola", perchè di difficile applicazione nei luoghi dove il virus colpisce di più.

Dal punto di vista etico, sottolinea Jeanne O'Brien, endocrinologa esperta di fertilità, ci sono molti punti oscuri nella ricerca, a partire dal fatto che non sembra essere stata vagliata da nessun comitato. Il padre delle bimbe, emerge inoltre dall'articolo, è sieropositivo, e questo in Cina equivale a uno stigma molto pesante che ad esempio rende impossibile fare la fecondazione assistita. "Proprio la mancanza di un accesso a qualunque tipo di trattamento per la fertilità - spiega - potrebbe aver motivato i genitori a prendere parte all'esperimento, nonostante i grandi rischi per i bambini".

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