

Va ricordato che, insieme ai 67 anni di età, per andare in pensione occorrono anche almeno 20 anni di anzianità contributiva
Fino al 31 dicembre 2022 i medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (ospedalieri e medici dipendenti Asl) continueranno ad andare in pensione di vecchiaia a 67 anni di età. Infatti, il Decreto del Ministero dell’Economia e Finanze, di concerto con quello del Lavoro, del 5 novembre 2019 ha certificato che l’aumento della "speranza di vita" certificato dall’Inps nel 2017 e 2018 non è tale da determinare un ulteriore incremento dell’età pensionabile presso le gestioni Inps.
In realtà, le prime stime ipotizzavano un incremento di un mese, ma tale rideterminazione non scatterà, grazie ad un particolare gioco degli arrotondamenti (terza cifra dopo la virgola, anziché la prima, come accaduto in passato).
Va ricordato che, insieme ai 67 anni di età, per andare in pensione occorrono anche almeno 20 anni di anzianità contributiva, in mancanza dei quali è consentito restare in servizio fino ai 71 anni di età. Sono diversi (ma anch’essi non cambiano) i requisiti per il pensionamento nel sistema totalmente contributivo, per i soggetti che hanno iniziato a lavorare (e a versare in previdenza) soltanto a partire dal 1° gennaio 1996. In questo caso, per la pensione di vecchiaia, oltre ai 67 anni di età e 20 di contributi, si può conseguire il diritto anche con soli 5 anni di contribuzione, ma a 71 anni di età.
Molto più interessante la pensione anticipata con il regime contributivo, per la quale, sempre fino al 31 dicembre 2026, bastano 64 anni di età e 20 anni di contributi, sempre con applicazione di una finestra trimestrale di uscita.
Non cambiano i requisiti per i medici liberi professionisti e convenzionati iscritti all’Enpam. Fino a data da destinarsi (cioè alla prossima riforma) la pensione di vecchiaia si consegue al compimento dei 68 anni di età, senza alcun requisito minimo di contribuzione (salvo il caso di una cessazione precedente, laddove sono richiesti 15 anni di contribuzione). La pensione di anzianità presuppone invece il possesso di 42 anni di contributi con qualunque età anagrafica, ovvero un minimo di 35 anni di contributi e 62 anni di età.
E’ sempre il caso di ricordare che i requisiti Inps, che sembrano lontanissimi, diventano molto più abbordabili attraverso il cumulo gratuito dei contributi, mettendo insieme Inps ed Enpam ed aggiungendo il riscatto dei 6 anni di laurea. In questo modo non sono poche le dottoresse che possono riuscire a conseguire il diritto a pensione anticipata già poco dopo il compimento del 61° anno di età, mentre gli uomini soltanto un anno più tardi.
Dal 2027 l’età pensionabile verrà aumentata automaticamente come previsto dalla legge Fornero. Il governo valuta deroghe per lavori usuranti e un aumento graduale. Ma resta il nodo delle risorse
"Un compenso insopportabile che ignora i costi fissi, che aumentano, e il ruolo cruciale del medico”
Resta da capire quale meccanismo di rivalutazione sarà applicato: se quello “pieno” o se il sistema più restrittivo introdotto dal governo Meloni nel 2023 e 2024 per contenere la spesa
Molti cercano di uscire al più presto dal rapporto di dipendenza per sfruttare da liberi professionisti le competenze acquisite o semplicemente riappropriarsi della propria vita o dei propri spazi
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
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