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Influenza, è allarme anziani: ceppi a forte rischio

Infettivologia Redazione DottNet | 23/12/2019 20:03

Prevista un'alta mortalità nei pazienti anziani e a un pesante carico di lavoro extra per i servizi sanitari

Il mix di virus influenzali in circolazione in Europa, che vede una predominanza del tipo A, potrebbe portare quest'anno a un'alta mortalità nei pazienti anziani e a un pesante carico di lavoro extra per i servizi sanitari. Mentre il numero di contagi inizia a aumentare sensibilmente e stanno per iniziare le feste, il momento in cui aumenta lo scambio di virus in famiglia, a mettere in guardia sono il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).  I primi rilevamenti per la stagione in corso indicano la co-circolazione di virus influenzali di tipo A (71%) e B (29%) nella regione europea dell'Oms. In questa fase iniziale della stagione influenzale europea, "non vi sono prove di un significativo eccesso di mortalità".

Tuttavia, il virus dell'influenza di tipo A (H3N2) è tipicamente associato a gravi impatti sulla salute tra persone di 60 anni e oltre, come osservato nelle precedenti stagioni". Tra tutte le malattie infettive, "l'influenza stagionale è quella associata alla più alta mortalità in Europa", afferma Pasi Penttinen, responsabile del Programma di malattie influenzali e da virus respiratori dell'Ecdc.

"È troppo presto per prevedere quando arriverà il picco, quale sarà la gravità e la durata. "Tuttavia - prosegue - è probabile che alcuni paesi sperimenteranno un picco nel mezzo della stagione delle vacanze natalizie quando i servizi sanitari sono spesso ridotti". La capacità di gestire un afflusso improvviso di pazienti quindi, conclude, "dovrebbe essere organizzata in previsione di questo".   Un'influenza aggressiva, osserva Raffaele Antonelli incalzi, presidente della Società italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) e direttore UOC di Geriatria del Campus Biomedico di Roma, indica due cose. Innanzitutto è maggiore la serietà dell'infezione virale in sé, ovvero gli effetti virali diretti, come polmonite interstiziale e miocardite. In secondo luogo, sono più frequenti gli effetti indiretti, come la polmonite batterica di origine stafilococcica o pneumococcica e le riacutizzazioni di patologie croniche respiratorie come le bronchiti".

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In particolare, prosegue l'esperto, gli anziani sono più esposti a complicanze perché con l'età diminuiscono le difese immunitarie e aumenta la frequenza di malattie non trasmissibili, in particolare 4 di cui soffrono complessivamente circa 25 milioni di persone in Italia: insufficienza renale, scompenso cardiaco, diabete e broncopatia cronica ostruttiva".   Infine, aggiunge l'esperto, "ancor più a rischio sono i fumatori, perché il fumo deprime i meccanismi di difese delle prime vie respiratorie e diminuisce, di conseguenza, l'immunità polmonare". Ancora il vaccino viene fatto in Italia da un anziano su 2, ben sotto l'obiettivo del 75%. Per diminuire il rischio di contagio è importante anche lavarsi frequentemente le mani, coprirsi la bocca quando si starnutisce o si tossisce, arieggiare gli ambienti chiusi più volte al giorno. 

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