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Riforma pensioni, al via i lavori: tutte le ipotesi

Previdenza Redazione DottNet | 27/01/2020 18:49

Si comincerà il 3 febbraio con le garanzie per i più giovani

Tra Governo e sindacati ieri non sono stati fatti numeri sulla riforma della previdenza ma i tecnici sono al lavoro per verificare quali potrebbero essere le misure per sostituire Quota 100 una volta terminata la sperimentazione a fine 2021. Non è chiaro se le nuove norme partiranno già a inizio 2021 abolendo Quota 100 con un anno di anticipo ma quello che è certo per il Governo e che le nuove misure dovranno costare meno di quella fortemente voluta dalla Lega ed essere più eque. Quota 100 (almeno 62 anni di età e almeno 38 di contributi) infatti, come emerge dai dati Inps, ha favorito gli uomini e i lavoratori pubblici che hanno avuto carriere continue mentre ha di fatto tenuto fuori le donne. Secondo il bilancio preventivo dell'Inps per il 2020 il rimborso a carico della fiscalità generale per le erogazioni di Quota 100 è pari a 5.274 milioni di euro

QUOTA 102: si potrebbe elevare l'età minima per l'accesso alla pensione anticipata, portandola a 64 anni, mantenendo a 38 il numero minimo di anni di contributi. Si garantirebbe comunque l'anticipo di tre anni rispetto all'età minima per la pensione di vecchiaia (67 anche l'anno prossimo). La spesa per questa misura, secondo l'esperto di previdenza Alberto Brambilla è di 2,5 miliardi l'anno.

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RIPRISTINO DEGLI SCATTI ASPETTATIVA VITA PER ANTICIPATA: al momento gli scatti sono bloccati fino al 2026 (è rimasta solo una finestra di tre mesi). Quindi ci si pensiona con 42 anni e 10 mesi di contributi (oltre la finestra) se uomini e 41 e 10 se donne. Si potrebbe prevedere la ripartenza nel 2023 degli scatti legati alla speranza di vita come per la pensione di vecchiaia.

OPZIONE DONNA RIVISTA: si potrebbe valutare una flessibilità dai 64 anni solo opzionando l'uscita calcolando interamente l'assegno con il contributivo. Al momento è possibile già per chi ha il calcolo contributivo ma solo se raggiunge un assegno di almeno 2,8 volte il trattamento minimo. Si potrebbe abbassare questa soglia e estendere la possibilità anche a chi è nel sistema retributivo ma sarebbe penalizzante sul fronte dell'assegno. Per lo Stato è costoso in prima battuta ma nel tempo si recupera l'esborso poiché gli assegni sono calcolati sulla base dei contributi versati.

APE SOCIALE STRUTTURALE E ESTESO: un'altra possibilità è estendere l'Ape sociale rivedendo alcuni requisiti (adesso si ottiene in particolari condizioni di difficoltà come la disoccupazione con almeno 63 anni di età e 30 di contributi oppure se si fa un lavoro gravoso con 36 anni di contributi) e renderlo strutturale. Al momento la misura è stata rifinanziata anno per anno.

INTERVENTO SUI LAVORI GRAVOSI PIU' SIGNIFICATIVO RISPETTO AL BLOCCO DELL'AUMENTO DELL'ASPETTATIVA DI VITA. Un altro tema sul tavolo è quello dei lavori faticosi per i quali si cercherà di dare condizioni di uscita diversificate rispetto agli altri.

Le tappe del confronto

Cinque incontri tecnici a febbraio e una verifica politica a marzo: il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma del sistema pensionistico inizia con la messa a punto di un calendario fissando l'obiettivo per l'intesa sulle nuove misure a settembre quando si scriverà la Nota di aggiornamento del Def. Alla ripresa del dialogo al ministero del Lavoro quindi non si è entrati nel dettaglio delle misure possibili per modificare la legge Fornero né sulle risorse necessarie per farlo, ma ci si è limitati a fare un quadro dei temi sul tavolo fissando gli appuntamenti nei quali bisognerà affrontare i singoli temi. Si partirà lunedì prossimo, 3 febbraio, per parlare della pensione di garanzia per i giovani con la richiesta dei sindacati di individuare un livello minimo di assegno per coloro che iniziano a lavorare tardi e avranno probabilmente carriere molto più discontinue dei loro genitori.

Il 7 febbraio si parlerà della rivalutazione delle pensioni in essere con la richiesta dei sindacati di arrivare a una rivalutazione piena anche per quelle che superano le quattro volte il trattamento minimo ma anche di estensione della platea e degli importi dell'attuale quattordicesima per i pensionati con i trattamenti più bassi. Il 10 febbraio si parlerà di flessibilità in uscita e quindi di come evitare il ritorno allo scalone (a 67 anni) una volta esaurita la cosiddetta Quota 100, mentre il 19 si parlerà di previdenza complementare. Deve essere fissata inoltre una data per il tavolo sulla non autosufficienza. Il tema centrale è comunque quello della flessibilità in uscita con i sindacati che continuano a chiedere un pensionamento flessibile a partire dai 62 anni e il Governo che considera questa ipotesi non sostenibile.

L'obiettivo dell'Esecutivo è spendere meno di quanto si spende con Quota 100 quindi per mantenere le condizioni attuali per il calcolo delle pensioni bisognerà aumentare l'età minima (probabilmente a 64 anni) mantenendo lo stesso numero di anni di contributi (38). L'alternativa alla cosiddetta Quota 102 è puntare a uscite flessibili calcolando l'assegno interamente con il contributivo. Lo Stato avrebbe costi più alti in prima battuta ma poi risparmierebbe nel tempo perché le pensioni ottenute sono legate ai contributi versati e più basse di quelle calcolate con una parte di retributivo. In attesa dell'avvio del confronto tecnico la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo e i leader sindacati hanno apprezzato il primo incontro. "E' stato un incontro positivo - ha detto Catalfo - abbiamo stabilito un calendario. Dobbiamo dare stabilità".

Ci saranno tre commissioni: sulla separazione tra previdenza e assistenza, sui lavori gravosi e sull'impatto delle misure per garantire la flessibilità in uscita. L'obiettivo è inserire le misure nella Nadef". "Si è avviato un confronto, una trattativa vera - ha detto il numero uno della Cgil, Maurizio Landini - l'obiettivo non è un aggiustamento della legge Fornero ma la revisione". Il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, ha parlato della necessità di un "patto tra le generazioni" introducendo regole che siano stabili per 10/15 anni. Il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, ha ribadito che per fare la riforma ci vogliono risorse economiche e che il sindacato si batterà perché ci siano.

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