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Covid-19, tocilizumab funziona: subito il protocollo

Farmaci Redazione DottNet | 11/03/2020 20:56

Altri quattro colpiti saranno trattati con il farmaco off label anti-artrite. Ascierto: "E' molto importante che il suo utilizzo venga esteso quanto prima, così potremo salvare più vite". L'Oms, è pandemia

 E' migliorato uno dei due pazienti contagiati dal nuovo coronavirus e, per la prima volta in Italia, trattati con il farmaco anti-artrite tocilizumab che si è dimostrato efficace contro la polmonite da Covid-19: ricoverato all'Istituto Pascale di Napoli, oggi sarà estubato.  "Nel capoluogo campano sono stati trattati i primi due pazienti in Italia, in 24 ore la terapia ha evidenziato ottimi risultati e oggi estuberemo uno dei due malati, perché le sue condizioni sono migliorate - afferma Paolo Ascierto (nella foto), presidente Fondazione Melanoma e Direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale -. Ieri abbiamo iniziato il trattamento ad altre due persone colpite da Covid-19, ed oggi ci apprestiamo a trattarne altre due".

Il farmaco, spiega, "può essere impiegato nella polmonite da Covid-19 solo 'off label', cioè al di fuori delle indicazioni per cui è registrato. Altri malati hanno già ricevuto la terapia anche nei centri di Bergamo, Fano e Milano. Ma è molto importante che il suo utilizzo venga esteso quanto prima, così potremo salvare più vite". Per questo, sottolinea, "serve subito un protocollo nazionale per estendere l'impiego di tocilizumab nei pazienti contagiati da coronavirus e che si trovano in condizioni molto critiche. Il farmaco ha dimostrato di essere efficace". Parte dunque da Napoli il ponte della ricerca fra Italia e Cina: "Abbiamo stabilito un vero ponte della ricerca con i colleghi cinesi, che avevano già osservato un miglioramento nei malati trattati in questo modo - spiega Gerardo Botti, direttore scientifico del Pascale -. Solo la collaborazione internazionale consentirà di mettere a punto armi efficaci contro il Covid-19. I risultati positivi di tocilizumab devono essere validati, per questo serve uno studio multicentrico a livello nazionale".

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Proprio "la nostra esperienza più che decennale nell'utilizzo dell'immunoterapia nei pazienti oncologici - chiarisce inoltre Ascierto - ci ha condotto allo scambio di informazioni e dati con i colleghi cinesi, in particolare con il dottor Wei Haiming Ming del First Affiliated Hospital of University of Science and Technology of China. Abbiamo intuito il potenziale dei farmaci anti-interleuchina 6, classe di cui fa parte tocilizumab, nel trattamento delle complicanze del coronavirus. In particolare, conosciamo molto bene il meccanismo d'azione di tocilizumab, che rappresenta il trattamento di elezione nella sindrome da rilascio citochimica dopo la terapia con le cellule CAR-T in alcuni tipi di tumori. E i colleghi cinesi ci hanno confermato la sua efficacia, con un miglioramento delle condizioni di 20 pazienti con coronavirus su 21 trattati in circa 24-48 ore". Dopo il confronto con i ricercatori cinesi, è stata costituita una vera e propria task force a Napoli guidata, oltre che da Paolo Ascierto, da Franco Buonaguro (Direttore Biologia Molecolare e Oncogenesi virale del Pascale) e da Vincenzo Montesarchio (direttore Oncologia dell'Azienda Ospedaliera dei Colli).

L'Oms: è pandemia

La Covid-19 è la seconda pandemia di questo secolo, comparsa a 11 anni dalla pandemia dell'influenza A/H1N1. Come allora, ogni Paese è tenuto a rispondere mettendo in atto dei piani pandemici per gestire l'organizzazione di ospedali e terapie, in linea con quanto previsto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Non è stabilito in modo chiaro il momento in cui un'epidemia diventa una pandemia e in generale si parla di pandemia quando in più Paesi avvengono epidemie con una trasmissione molto sostenuta, che non può più essere messa in relazione con il focolaio originario della nuova malattia.

L'ultima dichiarazione di pandemia da parte dell'Oms risale al 2009, quando l'influenza H1N1 colpì circa un miliardo di persone nei primi sei mesi, causando 600.000 morti. Quella del coronavirus SarsCoV2 è anche la seconda pandemia in un mondo globalizzato e nella quale il virus si è spostato rapidamente da un continente all'altro a bordo degli aerei, proprio come aveva fatto il virus dell'influenza H1N1. A renderla unica è stata la risposta del mondo scientifico, che ha ottenuto l'identikit genetico dell'agente responsabile con una rapidità mai vista finora. Profondamente diversa, invece, la situazione ai tempi della Spagnola del 1918, che aveva provocato circa 50 milioni di morti superando con il suo bilancio di vittime quello della Prima Guerra Mondiale.

I virus attraversavano i continenti molto più lentamente anche ai tempi della pandemia dell'Asiatica del 1957, che uccise 1,1 milioni di persone, e della Hong Kong del 1968, che uccise un milione di persone. Secondo la definizione dell'Oms, una pandemia è la diffusione in tutto il mondo di una nuova malattia e generalmente indica il coinvolgimento di almeno due continenti, con una sostenuta trasmissione da uomo a uomo. La gravità di una malattia non è il parametro decisivo perché venga dichiarata una pandemia, che riguarda invece l'efficacia con la quale una malattia si diffonde. Può infatti accadere che una pandemia inizi con una gravità moderata e che possa diventare più grave con l'arrivo di una seconda ondata. La dichiarazione di pandemia implica che ogni Paese metta a punto un Piano pandemico e che lo aggiorni costantemente sulla base delle linee guida dell'Oms.

I piani pandemici possono prevedere misure per riorganizzare i posti letto negli ospedali, comprese le strutture di terapia intensiva, e percorsi per alleggerire le strutture di pronto soccorso; altri provvedimenti possono riguardare i numeri del personale sanitario; l'acquisto di farmaci e la messa a punto e la produzione su larga scala di un vaccino diventano prioritarie, così come l'organizzazione delle campagne di vaccinazione; in alcuni casi potrebbe anche diventare necessario fare delle scelte relative all'accesso alle terapie. Già dal 1999 l'Oms aveva pubblicato una guida sulla preparazione alla pandemia, aggiornata nel 2005.

Da allora si è continuato a lavorare sulla messa a punto dei piani di risposta e l'Oms ha più volte rilevato come ci sia ora una maggiore consapevolezza del fatto che prepararsi a una pandemia richieda il coinvolgimento non solo del settore sanitario, ma della società nella sua interezza, con il coinvolgimento diretto delle persone. Un ruolo molto importante è affidato inoltre al coordinamento tra l'Oms e le altre organizzazioni internazionali. A livello nazionale infine, rileva l'Oms, è molto importante informare il pubblico regolarmente sulla malattia pandemica, incluse le modalità di trasmissione, la gravità clinica, la prevenzione e le terapie.

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