Nel fluido spinale dei neonati che finiranno per ammalarsi di autismo la vasopressina è in concentrazioni basse rispetto a coetanei di controllo
Scoperto un potenziale marcatore dell'autismo che potrebbe aiutare la diagnosi di malattia già in età neonatale, prima ancora dell'esordio dei sintomi. È la prospettiva che si intravede in uno studio apparso oggi su Pnas e condotto da Karen Parker della Stanford University. Si tratta di una piccola proteina chiamata vasopressina (un ormone e neurotrasmettitore cerebrale): gli autori hanno visto che nel fluido spinale di bebè che finiranno per ammalarsi di autismo è in concentrazioni basse, rispetto a coetanei di controllo. La vasopressina è un ormone prodotto dall'ipotalamo e importante nelle relazioni sociali, già testato dallo stesso gruppo di ricerca californiano in via preliminare come terapia per alleviare alcuni dei sintomi di soggetti autistici.
fonte: Pnas
Padovani (Sin): "La disponibilità di un test ematico rappresenta un progresso storico che pone le basi per una medicina più predittiva e accessibile"
Successo del San Raffaele e del Sant'Anna Pisa su un uomo di 33 anni dopo un incidente sportivo
Focus sui progetti internazionali che permetteranno di rivoluzionare diagnosi e trattamento della malattia grazie all’interpretazione dei dati, compresi quelli generati dalle persone con SM
Riduce il dolore, l'affaticamento e l'impatto globale della malattia
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti