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Remdesivir, l'antivirale fa discutere. Il testosterone indebolisce l'uomo

Infettivologia Redazione DottNet | 29/04/2020 20:51

Arriva una speranza da 35 molecole. Studio italiano spiega perché i maschi sono più vulnerabili delle donne

Sono 35 le nuove molecole promettenti contro il nuovo coronavirus SarsCoV2, mentre sono contrastanti i pareri sugli effetti dell'antivirale remdesivir: da un lato l'annuncio dei risultati 'incoraggianti' da parte della Gilead Sciences hanno fatto volare in borsa i titoli dell'azienda, dall'altro la rivista The Lancet ha gettato acqua sul fuoco parlando di "benefici non significativi"; sul fronte dei vaccini sono ormai 90 i candidati in fase di test, complessivamente basati su otto principali tecniche. C'è voluta la potenza di calcolo che l'Italia ha utilizzato per scoprire il bosone di Higgs, ma in meno di un mese il risultato è arrivato: tanto è stato il tempo necessario per passare in rassegna 9.000 farmaci già disponibili fino a trovarne 35 che potrebbero combattere il nuovo coronavirus responsabile della pandemia di Covid-19.

Un risultato tutto italiano, pttenuto dall'azienda Sybilla Biotech e dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), che il ministro per l'Università e la Ricerca, Gaetano Manfredi (nella foto), ha giudicato un "traguardo brillante" e "la conferma che il lavoro di un ricercatore ha anche e soprattutto un ruolo civico". La potenza di calcolo fornita dall'ente ha permesso all'azienda, spin-off dello stesso Infn e delle università di Trento e Perugia, di studiare la struttura della principale porta d'ingresso che il virus SarsCoV2 utilizza per invadere le cellule umane, il recettore Ace2. Sono state scoperte così due 'tasche', due stati intermedi che la struttura della proteina Ace2 assume ripiegandosi su stessa; il passo successivo è stato esaminare 9.000 farmaci esistenti fino a individuarne 35 in grado di legarsi alle due tasche. Di questi una appartiene alla famiglia chimica dell'idrossiclorochina., ora potranno affrontare i test per capire se potranno diventare farmaci. Sempre sul fronte dei farmaci, sono invece contrastanti i risultati sul remdesivir. Nato per combattere la febbre emorragica di Ebola, l'antivirale è stato sperimentato contro il nuoco coronavirus dalla Gilead Sciences nello studio Simple, condotto su pazienti gravi.

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L'annuncio dei risultati "incoraggianti" ha fatto correre in borsa i titoli dell'azienda ed è stato positivo anche il commento Anthony Fauci, immunologo di fama internazionale e direttore dell'istituto americano per le malattie infettive Niaid. Non altrettanto favorevole, però, il giudizio della rivista The Lancet, che ha gelato sul nascere la speranza sull'efficacia del farmaco. Sul fronte dei vaccini, dei 90 candidati in fase di test almeno sei si stanno sperimentando sull'uomo. Sono otto le vie seguite per metterli a punto. Una delle più tradizionali, utilizzata da pochi gruppi di ricerca, si basa sul virus SarsCov2 in forma indebolita o inattivata. Più numerosi, invece, i gruppi di ricerca che utilizzano il materiale genetico del virus: in alcuni casi questo viene trasportato nelle cellule utilizzando come navetta altri virus resi inoffensivi, oppure introdotto con altre tecniche.

Il ruolo del testosterone

Cromosomi e testosterone rendono l'uomo più vulnerabile della donna al Coronavirus. Lo sostiene Carlo Foresta, docente di Endocrinologia all'Università di Padova, che oggi ha tenuto sull'argomento un seminario online seguito da quasi 700 utenti tra YouTube e Zoom. Esclude che il testicolo abbia un ruolo nella gravità della patologia e afferma che la maggior incidenza e letalità da Covid-19 nel sesso maschile va ricercata nelle intrinseche differenze ormonali e genetiche tra i due generi. Per Foresta, infatti, la diversa costituzione dei cromosomi sessuali - XX nelle donne e XY negli uomini - può determinare una predisposizione del maschio a sviluppare forme più severe dell'infezione. Inoltre gli ormoni maschili, come il testosterone, facilitano l'estensione dell'infezione e quindi lo svilupparsi di manifestazioni cliniche più gravi.

Luca De Toni, ricercatore dell'Università di Padova che lavora nel team del professor Foresta, propone varie ipotesi di trattamento genere-specifico, analizzando molecole anti-androgeniche già utilizzate per il trattamento del tumore alla prostata. Sottolinea la possibilità che un farmaco in sperimentazione, il Camostat mesilato, agisca bloccando il meccanismo d'ingresso del virus, con possibile riduzione della capacità infettante. Per quanto riguarda il sistema riproduttivo femminile, Mauro Costa del'Ospedale Evangelico di Genova ricorda che la gravidanza non peggiora l'andamento clinico del Covid-19, ma può comportare la presenza di fattori di rischio che aggravano il decorso dell'infezione (ipertensione, obesità, diabete, patologie immunitarie o rischio di trombosi). Costa inoltre sottolinea che i neonati possono contrarre l'infezione dalla madre solo dopo la nascita, poiché non è ancora unanime il giudizio sulla possibile trasmissione attraverso la placenta.

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