L'ipotesi è stata avanzata da un radiologo di Pisa osservando i pazienti deceduti
La polmonite interstiziale non sarebbe la causa principale del danno polmonare documentato nei casi più gravi di infezione da Covid-19 ma la conseguenza di un danno vascolare primario multi-organo (nel polmone stesso, nel cervello o in altri organi). Una teoria che potrebbe anche spiegare perché in questi pazienti risultino maggiormente interessati i lobi polmonari inferiori dove la perfusione è prevalente. Questa l'ipotesi di Piero Boraschi, radiologo dell'Azienda ospedaliero universitaria di Pisa e illustrata in una 'Letter to the editor' pubblicata sulla rivista americana Academic Radiology. Nella pubblicazione, si spiega, "vengono segnalati i dati preliminari non ancora pubblicati di autopsie su pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-19 nei quali è stata evidenziata la presenza di formazioni trombotiche e di vasculite nel polmone, nel cervello, nel cuore ed in altri organi".
A supporto della sua ipotesi Boraschi cita anche "alcuni passaggi dell'articolo 'Imaging Features of Coronavirus disease 2019 (COVID-19): Evaluation on Thin-Section CT' di Guan C.
Sebbene la presenza quasi costante delle 'opacità a vetro smerigliato' e l'elevata incidenza del 'crazy-paving pattern' nelle Tac toraciche di questi soggetti siano state etichettate come polmonite interstiziale la loro genesi potrebbe essere attribuibile a un danno vascolare a tipo vasculite trombofilica. "Solamente quando si avranno a disposizione dati autoptici definitivi su pazienti Covid-19 - si conclude - si potrà capire qual è il vero significato anatomo-patologico di questi segni di coinvolgimento polmonare. Questo sarà di grande aiuto per l'identificazione della terapia più efficace".
fonte: Academic Radiology
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